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La SSC Bari ricorda Árpád Weisz, il grande allenatore biancorosso deportato e morto ad Auschwitz nel'44

Allenò i galletti nel '31-'32, conquistando una storica salvezza in A. Il trasferimento in Olanda per le leggi razziali, l'arresto e la deportazione della sua famiglia nei campi di sterminio

Una foto e pensiero nel Giorno della Memoria: la SSC Bari, in un post su Facebook, ricorda Árpád Weisz, storico allenatore biancorosso di origini ungheresi e di religione ebraica, vittima dell'Olocausto, deportato ad Auschwitz dove trovò la morte in una camera a gas nel 1944 a soli 47 anni.

Una vera e propria leggenda che rivoluzionò il calcio italiano tatticamente e nei metodi di allenamento. Emigrato negli anni '20 in Italia, dopo una buona carriera da calciatore decise di intraprendere la strada della panchina. A Bari arrivò nella stagione 1931-1932 portando i biancorossi a conquistare una importante salvezza in Serie A battendo il Brescia nello spareggio decisivo. Quindi il ritorno ai nerazzurri milanesi e le stagioni a Novara e Bologna, prima di essere costretto a lasciare l'Italia a causa delle leggi razziali. Trasferitosi in Olanda, divenne allenatore del Dordrecht ma con lo scoppiare della guerra la situazione precipitò. Il 2 agosto 1942 Weisz e i suoi familiari (la moglie Elena e i figli Roberto e Clara) furono arrestati e portati nel campo di transito di Westerbork, nei Paesi Bassi. Due mesi dopo la famiglia fu condotta ad Auschwitz: la moglie di Weisz e i due bambini morirono subito nelle camere a gas.

Arpad, invece, fu deportato in un campo di lavoro in Polonia, dove fu imprigionato per 15 mesi. A gennaio del 1944 l'ultimo trasferimento proprio ad Auschwitz dove morì.  "Meditate che questo è stato", scrive la SSC Bari nel post chi ricorda lo storico allenatore e "tutte le vittime dell'Olocausto". 

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