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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Giorno della memoria, la Puglia ricorda Miriam Moskowitz: scampata ai campi di sterminio e rinata col teatro

Ebrea nata in Polonia, fuggì dalle persecuzioni nazifasciste e approdò prima in Salento poi in Terra di Bari, dove conobbe il futuro marito: il sogno di arrivare in Israele, la vita negli Stati Uniti e i suoi scritti raccontati dall'Istituto pugliese per la Storia dell'Antifascismo e dell'Italia Contemporanea

C’è una storia, una delle tante legate alla Shoah e alla Puglia, che, come ogni anno, l’Istituto pugliese per la Storia dell'Antifascismo e dell'Italia Contemporanea “Tommaso Fiore” ha voluto recuperare e restituire alla collettività in occasione del Giorno della Memoria 2022. È quella di Miriam Moskowitz. Nata nel 1925 a Lodz, in Polonia. Ebrea, fu deportata insieme alla sua famiglia in numerosi campi di concentramento e di lavoro, oltre che nel campo di sterminio di Majdanek. Liberata a Tschestontau, trovò accoglienza nei campi profughi di Bari e Santa Maria al Bagno, dove conobbe il suo futuro marito. Insieme si stabiliranno negli Stati Uniti, nel New Jersey. Visse sulla propria pelle le avversità dell’orrore della persecuzione nazifascista.

L’associazione I profughi ebrei di Puglia ricordano il suo viaggio attraverso l'Austria, Udine e Bologna, fino a Santa Maria al Bagno, dove fu accolta nell’Italia del Sud già liberata per ricevere cibo, sapone e vestiti. Perché la Puglia, con Bari, il Salento, Taranto, fu luogo di accoglienza e convivenza, fatta di giochi, amori e amicizie, in quegli anni per le famiglie sfuggite dal Nordest Europa, anche attraverso la Croazia e Spalato. Una terra di passaggio fondamentale per la salvezza e l’idea di raggiungere l’agognata terra promessa, l’allora Palestina, poi divenuta Israele. Ed ecco la storia che il professore Vito Antonio Leuzzi (Ipsaic) ha voluto condividere con le scuole nel Consiglio regionale, così come la conserva l’associazione Profughi ebrei in Puglia (Jewish Refugees in Apulia).

La scoperta del teatro. “Miriam per passare il tempo nel campo profughi di Santa Maria al Bagno si unì a una compagnia di teatro drammatico, dove conobbe quello che sarebbe divenuto suo marito, Shlomo, figlio del direttore del teatro ebraico di Byalistock. Iniziò così la sua vita di attrice: recitava a Santa Maria e si spostava in tournée da un campo all'altro per intrattenere i profughi e le truppe americane che li avevano liberati da Auschwitz e da Mauthausen”.

La vita degli ultimi anni di guerra e la mancata partenza per Israele. “Fu membro del kibbutz Aliyà, dove vivevano 120 giovani: Miriam era rigorosamente kasher e voleva un kibbutz kasher. Per questo chiesero a Roma di inviare loro cibi idonei e dalla capitale giunse uno shohet che il venerdì cucinava per il sabato e si occupava dell'oneg Shabbat. Le fu poi consentito di essere la prima a sbarcare in Israele: ebbe per questo un'autorizzazione particolare e fu condotta sulla nave in uniforme militare. Ma un altro gruppo di donne incinte che volevano far nascere i figli in Israele ebbe la priorità e dovette rimandare la partenza. Forse fu meglio così perché scampò all’inferno di Cipro.

Il ritorno in Puglia. “Trasferita a Bari, frequentò una scuola italiana e i corsi Ort in inglese. Nel 1947 si recò a Firenze ove decise di proseguire la strada che le si stava aprendo e continuò a studiare design di moda e infermeria. Fu trasferita poi a Ladispoli e da lì a Bagnoli. Shlomo la accompagnava in tutti i suoi spostamenti finché non decisero di trovare una sistemazione definitiva. Pensarono al Brasile, dove Miriam aveva parte della famiglia, nonostante avesse anche uno zio a Parigi che le aveva chiesto di raggiungerlo. Alla fine andarono nel paese sudamericano, ove si sposarono. In seguito si trasferirono negli Stati Uniti”.

La storia riportata dall’associazione dei Profughi ebrei in Puglia è stata raccontata dai ricercatori dell’Ipsaic, per un momento sentito e importante. “Cerchiamo di recuperare una serie di memorie e vicissitudini – spiega Annabella De Robertis, ricercatrice dell’istituto – vissute durante e dopo la guerra che a seguito della stessa si sono imbattute nel territorio pugliese. Quella di Miriam Moskowitz è legata alla ricerca della possibilità di arrivare in Palestina dopo essere scampata dai campi di concentramento. È approdata così nel suolo pugliese, in Salento e in Terra di Bari. La sua, come quella delle altre persone, non è una storia semplice, ma una storia fatta di persecuzioni e anni di guerra. È quella di persone che arrivano in Puglia dopo aver subito traumi, e qui trovano stabilità per ripartire e programmare la vita e un nuovo percorso. Lei arrivò poi fino  agli stati Uniti. Ci ha lasciato testimonianze importanti, anche con scritti, ha reso onore all’accoglienza che è riuscita a ricevere in Puglia”.

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