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Invasione russa, il racconto degli ucraini a Bari: "I nostri bimbi stanno imparando il rumore delle bombe"

Una ventina di cittadini del paese assediato si sono ritrovati in corso Vittorio Emanuele e si dicono pronti ad altre manifestazioni: "I nostri genitori, fratelli e nipoti vivono nel terrore"

“Stop invasione russa”.  Una ventina di cittadini ucraini hanno manifestato la sera di giovedì 24 febbraio in corso Vittorio Emanuele a Bari. E hanno scelto un messaggio comprensibile agli italiani per lanciare il loro appello contro l’azione militare in corso da parte delle truppe di Mosca. Fanno parte per lo più dell’associazione Italo-Ucraina di Puglia e Basilicata. Hanno genitori, fratelli e nipoti che si sono svegliati con i rumori delle bombe e dei mortai fuori dalle loro case.

“I miei tre nipotini – racconta sul filo della commozione Alina Shevchuk, da 15 in Italia, residente ad Andria – stanno imparando cosa è la guerra. Vivono con mio fratello a Lutsk, nella zona nord occidentale del Paese, così come i miei genitori, i mei zii e miei cugini.  Questa mattina hanno sentito dei rumori fortissimi e pensavano fossero dei tuoni. Ma erano purtroppo le bombe. Mia madre ha il diabete, ha difficoltà a muoversi. È scappata dalla città ed è andata in campagna. Non hanno cantine dove nascondersi a almeno saranno lì assieme. Mio fratello è dovuto tornare in città perché ha un’officina meccanica e deve mettere al sicuro delle macchine, poi li raggiungerà, finché non sarà chiamato a combattere con l’esercito”.

Olena Balan è la presidente dell’associazione. Viene da Cherson, a Sud, a una trentina di chilometri dal mar Nero e non distante dalla Crimea e dal cuore dell’invasione russa. “Ho sentito i miei parenti questa mattina alle 5 – racconta – hanno sentito gli spari e visto il fumo delle distruzioni, sono fuggiti appena hanno avuto la possibilità. L’ultima volta gli ho sentiti alle 10, mi hanno detto che vedevano i carri armati russi per strada. Poi ho perso i contatti perché i collegamenti internet non hanno più funzionato. So da altri miei concittadini che stanno combattendo nelle città vicine. Ho lì mia madre ha il diabete che non può muoversi da casa, ha bisogno dell’insulina. Vorrei andare ad aiutarla, ma i voli sono bloccati e c’è il coprifuoco. Sono molto preoccupata per lei, mio padre, mia sorella e i miei cugini”. Chiede che l’Europa compia dei passi per fermare l’avanzata, Olena, e alla domanda se questo non possa creare una reazione a catena e far scoppiare un conflitto più grande, risponde: “Sta già succedendo, Putin vuole tutta l’Ucraina”.

Altri raccolgono durante il sit-in informazioni frammentarie, come quelle che indicano soldati di brigate russe che si dicono contrari a questa azione di guerra, che la combattono contro la loro volontà perché “russi e ucraini siamo un unico popolo, per storia e tradizione, anche se la lingua cambia, abbiamo parenti al di là del confine in Russia”. Andrii Aleksandruk ha in Ucraina suo padre, sua madre e sua sorella con due nipotini. Lui vive a Bari da 12 anni e lavora nel campo della grande distribuzione. Abbraccia una grande con la bandiera gialloblu del suo Paese e si dice convinto che il conflitto stia rendendo più uniti i suoi compatrioti: “Il nostro impegno qui – dice in lacrime – può fermare i soldati in Ucraina. Siamo forti – aggiunge con orgoglio nazionalista – riusciremo a difenderci”.

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