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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Minore disabile bullizzato dal compagno di classe: il processo è simulato e lo fanno i ragazzi della comunità Chiccolino

In 10 hanno sperimentato il gioco di ruolo mettendosi nei panni di accusa e difesa. Il caso discusso è tratto da una brutta storia realmente accaduta: bullismo in una scuola superiore ai danni di uno studente con lieve disabilità

Un processo simulato nel quale i ragazzi con precedenti ricoprono il ruolo di accusatori, accusati e vittime di reato. È attraverso il gioco di ruolo e a un percorso partito lo scorso maggio che dieci minori seguiti dalla comunità Chiccolino del rione San Girolamo di Bari provano a comprendere attraverso l’empatia quali siano le dinamiche scatenate dalla commissione di un reato.

“Il progetto Futuro d’autore che vede il coinvolgimento di 24 realtà associative – spiega Raffaele Diomede, responsabile del centro Chiccolino, realtà nata e che opera grazie al Comune di Bari con la supervisione del centro di giustizia minorile – è finanziato dai fondi nazionali per il contrasto alla povertà. Coinvolge nel nostro caso minori messi alla prova dopo la commissione di reati, per lo più legati allo spaccio di stupefacenti, ad aggressioni e rapine. Di qui il percorso con la visualizzazione in 3D dell’evoluzione dei loro reati, con la prospettiva incentrata anche sulla figura delle vittime delle loro azioni, fino ad arrivare al processo, come gioco di ruolo”. Così i ragazzi hanno vestito i panni del pubblico ministero e degli avvocati della difesa su un caso, realmente accaduto, di bullismo in una scuola superiore pugliese ai danni di uno studente con lieve disabilità, da parte di un suo compagno di classe, anche lui minore. Il ruolo di giudice è stato dall’attore barese Massimiliano Di Corato.

“Non è facile affrontare la situazione quando avviene un reato – spiega ancora Diomede – perché c’è una duplice ferita, di chi lo subisce e chi lo commette, la vita si interrompe le lancette del tempo vengono portate indietro. Questi ragazzi poi sono figli di povertà, educativa soprattutto, e fragilità, marginalità e privazioni. Con le tecniche di comunicazione innovative e il nuovo linguaggio 3D virtuale dotato di visori hanno sperimentato situazioni vissute, rivedendole attraverso la realtà virtuale.  Vedono così occhi, gesti, paura e terrore, uno stimolo all’empatia per mettersi nei panni dell’altro. I percorsi funzionano così non tanto cercando di far comprendere  il disvalore di ciò che hanno fatto, la differenza tra illecito e illecito, quanto la ferita umana prodotta, perché questi ragazzi in fondo hanno una sensibilità che, nel compimento dei reati viene messa da parte dall’uso di droga, dall’adrenalina o perché s fa parte di un gruppo. Col gioco di ruolo e il processo, invece, hanno voce come le vittime dei reati. Diventano protagonisti, cosa che non accade comunemente nella realtà, visto che la loro difesa è affidata ad avvocati e l’accusa a pm. Così con il contributo di psicologi e operatori di Chiccolino siamo arrivati a questo risultato in un percorso – conclude Diomede - sperimentale che prosegue e che speriamo possa servire a tutti, anche agli operatori di giustizia, per comprendere che un’altra strada è possibile”.

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