"Decreto sicurezza danneggia migranti ed italiani", doppio appello e raccolta firme in piazza Libertà
Il provvedimento sarà discusso da domani in aula alla Camera dei Deputati. La Cgil: "E' una brutta copia della legge Bossi-Fini, e non garantisce la tenuta sociale e delle città"
Una raccolta firme per dire no al decreto sicurezza che da domani sarà discusso alla Camera dei Deputati e la consegna di due appelli al Prefetto e al sindaco di Bari: si è svolto stamattina, in piazza Libertà, il presidio di numerosi enti ed associazioni per chiedere modifiche al provvedimento, in particolare a tutela dei diritti umani e con l'obiettivo di non far aumentare l'irregolarità. Alla manifestazione, hanno preso parte, oltre a numerosi cittadini, anche, tra gli altri, Cgil Bari, Anpi, Caritas, Anche Noi, Periplo, Libera, La Giusta Causa, Kairos, Gep, Convochiamoci per Bari, Scuola Penny Wirton, Solidaria e Zona Franka
Sulla questione è intervenuta il segretario regionale della Cgil, Gigia Bucci: "Non funziona nulla rispetto a questa misura governativa - ha spiegato - . L'Europa, sulla questione, ha espresso un giudizio negativo. Stiamo provando ad aprire una mobilitazione dal basso per modificare questo decreto sicurezza che non affronta i temi cruciali del'integrazione, dell'accoglienza, dei diritti umani. E' una brutta copia della legge Bossi-Fini, e non garantisce la tenuta sociale e delle città. Una vera e propria emergenza che dovrebbe scoppiare dal momento in cui andrà in vigore. In discussione c'è la tenuta democratica e il riconoscimento dei diritti".
La storia di Kemo
Tra i partecipanti alla mobilitazione, c'è anche Kemo Drammeh, un giovane di 32 anni fuggito dal Gambia, in Italia da 3 anni , integratosi grazie all'apprendimento della lingua, studiando grazie ai corsi della scuola 'Penny Wirton', da sempre strumento fondamentale per sostenere migranti e stranieri attraverso la conoscenza dell'italiano: "Quando sono arrivato qui - spiega Kemo - sono rimasto 6 mesi al Cara, senza fare praticamente nulla. Poi ho cominciato a frequentare la scuola e ad imparare la lingua per integrarmi meglio. Ora voglio restare e vivere il mio futuro qui, avendo avuto un permesso di soggiorno di cinque anni. Voglio imparare ancor di più per avere un lavoro. Mi piacerebbe studiare scienze politiche e aprire un blog per far conoscere i diritti sociali ed individuali ai miei coetanei africani".
Sogni simili potrebbero, secondo i proponenti dell'appello, potrebbero non realizzarsi se verranno approvate leggi come quella in discussione in Parlamento: "La proposta - spiega Lucia Giorgio, docente di Penny Wirton e componente di Convochiamoci per Bari - penalizza di fatto tutti, anche gli italiani. Chiudere gli Sprar e non dare la possibilità di conseguire un asilo per motivi umanitari può avere effetti sulla situazione economica. Il provvedimento è ispirato sul bisogno di sicurezza ma fa sì che tutte queste persone che verranno messe fuori dalla regolarità possano essere assorbite da ambienti pericolosi".