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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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In Puglia un minore su 4 in condizioni di povertà relativa. Oltre il 29% la percentuale di 'Neet', giovani che non studiano e non lavorano

I dati contenuti nella XII edizione dell’Atlante dell’infanzia a rischio pubblicato da 'Save The Children'. Meno di un bambino su 10 (9%) usufruisce di asili nido o servizi integrativi per l’infanzia finanziati dai Comuni

In Puglia più di un minore su quattro vive in condizioni di povertà relativa. Gli 'early school leavers' – cioè ragazzi tra i 18 e i 24 anni che non studiano e non hanno concluso il ciclo d’istruzione - sono il 15,6% e i Neet - giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano, non studiano e non sono inseriti in alcun percorso di formazione - raggiungono la percentuale del 29,4%. In entrambi i casi, si tratta di percentuali leggermente superiori alla media nazionale (rispettivamente 13,1% e 23,3%), ma molto lontane da quelle europee (9,9% e 13,7%). E' la 'fotografia' che emerge dalla XII edizione dell’Atlante dell’infanzia a rischio in Italia “Il futuro è già qui”, elaborato da Save The Children.

Le diseguaglianze e la povertà educativa - evidenzia il rapporto - si sperimentano sin dalla primissima infanzia. In Puglia meno di un bambino su 10 (9%) usufruisce di asili nido o servizi integrativi per l’infanzia finanziati dai Comuni, un dato di gran lunga inferiore a quello della media nazionale che si attesta al 14,7%. La spesa media pro capite (per ogni bambino sotto i 3 anni) dei Comuni della regione, per la prima infanzia è di 408 euro ciascuno, un dato tendente al ribasso se si pensa che in Italia si passa dalla spesa di Trento di 2.481 euro fino ai 149 euro in Calabria. Né il divario riguarda solo la prima infanzia. Anche crescendo, le disuguaglianze non spariscono: in Italia solo il 36,3% delle classi della scuola primaria usufruisce del tempo pieno, con forti disparità sul territorio. Guardando alle province pugliesi, quella meno virtuosa è quella di Bari dove solo il 15,2% dei bambini ne usufruisce, seguita da Taranto (15,8%) e poi da Lecce (19%) e Foggia (19,8%). La provincia di Brindisi tocca il 26,3%, ma tutte sono ben lontane dalla media nazionale del 36,3%. Anche per le mense scolastiche, le disparità si notano: in provincia di Brindisi la frequenta il 22,2%, a Lecce il 18,2%, a Foggia il17,2%, a Bari il 16% e infine, a Taranto, la meno virtuosa, il 13,9% a fronte di una media nazionale del 56,1%.  Cali di apprendimento e divari sono evidenti nell’analisi degli ultimi test Invalsi, su cui pesano fortemente i mesi di chiusura delle scuole durante la pandemia. La dispersione implicita, ovvero il mancato raggiungimento del livello sufficiente in tutte le prove, in Italia è in media del 10% nell’ultimo anno delle scuole superiori, con significative variazioni su scala regionale. In Puglia, tutte le province segnano uno 0% nella dispersione implicita.

La fotografia scattata nella XII edizione dell’Atlante dell’infanzia a rischio, dal titolo “Il futuro è già qui”, diffuso a pochi giorni dalla Giornata mondiale dell’Infanzia e dell’Adolescenza da Save the Children - l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro – è quella di giovani generazioni su cui non si è investito a sufficienza, che, a causa della pandemia da Covid-19, hanno perso mesi di scuola, hanno sofferto l’isolamento e la perdita di relazioni, e a cui è urgente fornire risposte concrete. La pubblicazione, a cura di Vichi De Marchi ed edita da Ponte alle Grazie, racconta un’Italia ogni giorno più vecchia, ingabbiata nelle diseguaglianze sociali, economiche e geografiche, in cui i minori sono sempre più poveri, non vengono considerati come il capitale più prezioso per il futuro del paese, non vengono ascoltati. “Siamo di fronte ad un domani incerto. Da un lato c’è un futuro che rischia di essere compromesso dalla crisi economica, educativa, climatica. Dall’altro sembra esserci la miopia della politica che in questi ultimi decenni non ha investito a sufficienza sul bene più prezioso del nostro paese, l’infanzia. In Italia abbiamo un milione e trecentomila minori in povertà assoluta e la percentuale di NEET più alta d’Europa, con un esercito di giovani che non studia, non cerca lavoro e non si forma. Giovani che non sono messi nelle condizioni di contribuire attivamente allo sviluppo del Paese, senza dimenticare che povertà e assenza di educazione sono il terreno perfetto per attrarre risorse nelle mafie organizzate”, afferma Daniela Fatarella, Direttrice Generale di Save the Children. “Ascoltare le istanze di bambine, bambini e ragazzi è un imperativo: si aspettano una società diversa e dobbiamo renderli protagonisti di questo cambiamento. Il tempo delle parole è passato e ora bisogna immediatamente impegnarsi in politiche concrete a favore dell’infanzia: i fondi dedicati alla Next Generation sono risorse importanti che possono trasformare le parole in realtà ed è un’occasione che non possiamo perdere”.

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