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Venerdì, 29 Marzo 2024
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"Per la prima volta attraverso questo tempo liturgico in una realtà ospedaliera": il messaggio dell'arcivescovo Satriano dalla clinica

L'arcivescovo di Bari-Bitonto ha scritto una lettera ai fedeli dalla clinica Maugeri, in cui è ricoverato dopo essersi negativizzato dal Covid. E il virus torna spesso nelle sue parole

"Spero di essere presto in mezzo a voi, non appena ristabilito, nel frattempo per voi e con voi prego e offro, ringraziandovi per la vicinanza manifestatami, vi benedico di vero cuore". L'arcivescovo di Bari-Bitonto, Giuseppe Satriano, diffonde un messaggio di speranza dall'ospedale Maugeri - in cui è stato trasferito dopo essersi negativizzato dal Covid. E lo fa attraverso una lettera in occasione della domenica delle Palme: "Vivere la passione, morte e risurrezione di Gesù è lasciarsi toccare da quella tenerezza di Dio per l'uomo, che oggi per me assume un significato più vero e autentico - scrive Satriano - Per la prima volta attraverso questo tempo liturgico in una realtà ospedaliera, lontano fisicamente dalla comunità diocesana, ma mai come ora spiritualmente vicino a ciascuno, soprattutto a chi sperimenta il tempo della prova e della sofferenza, della depressione e dello scoraggiamento".

E il tema della pandemia che ha cambiato drasticamente le abitudini nell'ultimo anno, tornano spesso nella missiva dell'arcivescovo: 

Non facciamo difficoltà a comprendere che stiamo vivendo giorni che non avremmo mai pensato di vivere. Un terremoto di dolore sconquassa la vita di molti tra noi, di tante famiglie. La vulnerabilità e la fragilità dei percorsi e dei processi relazionali, economici, istituzionali; la morte di molti tra noi, è quanto di più inatteso siamo chiamati a sperimentare, in maniera destabilizzante. Tutto sembra condurci ad una solitudine disperata e alla paura del domani.Come vostro pastore, desidero comunicarvi, dall’impotenza che assaporo in questo tempo di fatica vissuta, che veramente la croce è mistero di morte e di gloria. Essa è invito a lasciarci modellare dall’amore che ferisce e risana, fa morire e risorgere. Essa è invito a lasciarsi abitare dalla tenerezza di Dio che in Gesù visita la nostra umanità e, ponendosi accanto al cuore di ciascuno, lo abita nei suoi dolori e nelle sue attese. I giorni attraversati sono stati tristi per la paura dei cari toccati col contagio, duri per la salute messa alla prova, ma al tempo stesso visitati e rischiarati da segni di speranza, che mi hanno risollevato dall’abbattimento e dallo scoramento dell’anima, facendomi gustare come la tenerezza di Dio passa attraverso la vita di tanti fratelli e sorelle che hanno messo il loro cuore accanto ai tanti bisognosi di questo tempo, me compreso.

Non manca poi un omaggio al personale sanitario: "Medici e giovani infermieri protesi con attenzione e amabilità, irriconoscibili dietro i loro camici bianchi, ma con gli occhi parlanti, unico tratto visibile del volto, protesi a curare, consolare e sostenere la vita di troppi ammalati, sono i segni di speranza, che sgorgano dall’abisso di dolore che viviamo - scrive - Come affermava S. Nilo da Grottaferrata, un santo a me caro: “Non basta gridare contro le tenebre, bisogna accendere una luce”. In questo tempo così forte e segnato, desidero essere vicino, accanto al cuore di ciascuno, per accompagnare il cammino di grazia dei giorni che ci attendono. Auspico che la vita di tutti noi si determini nello slancio di accendere una luce, che diventi segno di speranza, attingendo all’amore infinito con cui Dio avvolge dalla Croce le nostre esistenze".

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