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Nodo Ferroviario Sud, il Governo riduce a 30 giorni i tempi della decisione del Tar con decreto: "Scudo per autorizzazioni illegittime"

Si riducono per rispettare i tempi di realizzazione delle opere stesse. Tra queste c'è il caso che interessa lama San Giorgio e il ricorso de Le vedette della Lama e del Comune di Noicattaro

“Il decreto del governo è lo scudo legislativo dietro il quale verranno coperte tutte le presunte storture della procedura illegittima di rilascio dell'autorizzazione paesaggistica. È il rimedio d'imperio che il Governo utilizzerebbe per sovvertire una decisione legittima del giudice amministrativo”. L’avvocato Giacomo Sgobba non usa mezzi termini. L’intervento del governo Draghi sulla querelle del Nodo ferroviario a Sud di Bari stravolge i piani e rimodula il diritto. Quello dei ricorrenti, a cominciare da Le vedette della lama, di avere dal Tribunale amministrativo regionale di avere un giudizio “normale” in riposta alle loro legittime osservazioni.

Col Dl 85 del 7 luglio scorso, infatti, il governo ha vincolato le decisioni del Tar ai tempi dettati dal Piano nazionale di ripesa e resilienza (Pnrr) per le opere finanziate. Tra queste il raddoppio della linea ferroviaria a sud di Bari.  Ciò comporta che l’udienza prevista a gennaio sul ricorso contro il progetto del comitato di scopo Le vedette della Lama, assieme al Comune di Noicattaro e ai proprietari dei terreni sui quali passerà l’opera, non si terrà più nei tempi normali di giudizio, ma nell’arco di 30 giorni. Vale a dire entro i primo agosto e non più a gennaio 2023, data che aveva bloccato di fatto l’iter del progetto vista la sospensione cautelativa decisa dai giudici amministrativi lo scorso 29 giugno. L’udienza di merito sarà quindi subito e non terrà conto dei normali tempi della giustizia amministrativa su questioni sollevate dai ricorrenti, innanzitutto sull’autorizzazione paesaggistica del raddoppio del binario  a Sud di Bari per bypassare il cosiddetto “collo d’oca” attraverso nuove strutture con passaggio tra lama San Giorgio e Torre a Mare. L’avvocato Sgobba ha rappresentato le ragioni del comitato di scopo e dei proprietari dei terreni, e di un’abitazione, interessati dal passaggio dell’opera. L’intento del ricorso è quello di non bloccare il progetto ma modificarlo, o meglio, soppiantarlo con un altro simile presentato da Rfi la società del gruppo ferrovie dello Stato, che prevedeva un passaggio differente dei binari su lama San Giorgio. Da tempo che esperti, studiosi e appassionati si erano impegnati per far emergere il valore delle testimonianze storiche e antropologiche presenti nella Lama, tra cui un insediamento romano e uno rupestre medioevale.

A confermare la presenza di testimonianze archeologiche sono sia i rilievi della Soprintendenza che gli studi del professore Alfredo Geniola, paleontologo dell’Università di Bari. Fin dagli anni Novanta si era infatti prospettata una destinazione a parco di interesse storico e naturalistico.  "In origine – aveva sottolineato Sgobba – c’erano tre progetti presentati da Rfi per la realizzazione di quel nuovo tratto. Il terzo era quello dai costi più contenuti e il meno impattante dal punto di vista paesaggistico e archeologico, perché permetteva il passaggio dei binari dalla vicina cava”. Ora, con l’intervento del governo attraverso il decreto, i tempi compressi della giustizia difficilmente potranno dare risposte adeguate, secondo la posizione dei ricorrenti, sulla questione, che riguarda comunque un progetto strategico per la città. L’opera è sarà finanziata per oltre 200 milioni dal Pnrr e avrà un costo complessivo che sfiora i 400 milioni. Permetterà di riunire i quartieri di Madonnella e Japigia divisi storicamente dal passaggio della ferrovia. I tempi dettati dal Pnrr hanno, come per tutte le opere finanziate dal Piano, il 2026 come limite per a loro realizzazione. Il Comitato di scopo è passato così dall’esultanza per il primo risultato ottenuto in seno al Tar all’ira.

“È stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale ‘Disposizioni urgenti in materia di concessioni e infrastrutture autostradali e per l’accelerazione dei giudizi amministrativi relativi a opere o interventi finanziati con il Piano nazionale di ripresa e resilienza’ – scrivono -. È passata appena una settimana dalla prima istanza cautelare in merito a opere finanziate dal Pnrr  (il nodo ferroviario Bari-Sud) e ci impressiona la rapidità di azione del governo italiano nel rispondere a questo 'attentato' che carrubi e orchidee vogliono fare al progresso. Nessuno dice che la normativa prevede che per le infrastrutture, anche quelle strategiche, venga fatta una valutazione ambientale e paesaggistica ed un’analisi delle alternative progettuali al fine di scegliere quella meno impattante per ambiente e paesaggio e che, se il Tar ha dato ragione a cittadini privati, al comitato delle Vedette e al comune di Noicattaro, è perché tutto questo nella procedura di autorizzazione dell’opera mancava (certo i giudici non si sono scomodati a cercare fiorellini e alberi in lama). Il decreto legge, in parole povere, intende proteggere i tempi di realizzazione del Pnrr dai rallentamenti che eventuali ricorsi potranno causare, accelerando i processi giudiziari. È vero – aggiungono - , non possiamo avere ritardi e rischiare di perdere i soldi del Pnrr, ma spendiamolo bene questo denaro pubblico e per non perdere tempo, i progetti e le procedure autorizzative devono rispettare criteri e regole”.

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