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Venerdì, 29 Marzo 2024
Attualità San Giorgio

Nodo ferroviario a lama San Giorgio, il 29 giugno udienza al Tar sul ricorso de Le vedette e dei proprietari dei terreni

La richiesta di intervento del Tribunale amministrativo riguarda l'autorizzazione paesaggistica dell'opera che prevede lo spostamento dei binari a sud di Bari: "C'è un sito archeologico"

L’udienza in camera di consiglio al Tar di Puglia è fissata per il 29 giugno. In quella sede la società Rfi delle Ferrovie dello Stato assieme alla Regione e ricorrenti discuteranno sull’autorizzazione paesaggistica per la realizzazione della nuova linea ferroviaria a Sud di Bari che attraverserà lama San Giorgio. Dopo una serie di esposti di numerose associazioni, tra le quali l’Archeoclub di Rutigliano e Onda verde Puglia, è stato depositato il ricorso al Tribunale amministrativo con l’intento di fatto di bloccare e rivedere il progetto, che prevede lo spostamento dei binari dalla costa all’interno per riprendere il percorso da Torre a Mare. A presentare il ricorso è stato il comitato di scopo Le vedette della lama che, proprio in quel percorso, vedono la compromissione di un sito considerato “di interesse storico e archeologico” da esperti impegnati nella valorizzazione di quella fetta di territorio. A loro si è aggiunta la famiglia Fatone che nella lama ha una sua proprietà e, soprattutto, la propria casa che rischia di essere lambita dalla nuova ferrovia.

“In origine – spiega l’avvocato Giacomo Sgobba, che ha curato il ricorso al Tar – c’erano tre progetti presentati da Rfi per la realizzazione di quel nuovo tratto. Il terzo era quello dai costi più contenuti e il meno impattante dal punto di vista paesaggistico e archeologico, perché permetteva il passaggio dei binari dalla vicina cava. Vorremmo capire perché non si sia optato per quello”. Sgobba sottolinea anche quella che definisce “incongruenza” ed è al centro del ricorso stesso, vale a dire la prossima scadenza dell’autorizzazione paesaggistica che, secondo quanto affermato dalla stessa Rfi, arriverà nei prossimi mesi, e la richiesta di una nuova autorizzazione. A differenza della volontà della Regione di rinnovare quella attuale. E in ballo rientra anche il vecchio progetto di un parco archeologico nella zona.

Con i vari esposti, infatti, le associazioni hanno chiesto a più riprese di dare seguito alle indagini che oltre 20 anni fa individuarono un villaggio preistorico, grazie al rinvenimento di buche artificiali, frammenti di ceramiche e suppellettili, muretti in pietra, torri di avvistamento, menhir e pagliari su un promontorio di circa 30 metri sopra il livello del mare a cavallo della lama, che attraversa il tratto finale del territorio che va da Triggiano al mare, in località Giannavella. A confermare la presenza di testimonianze archeologiche sono sia i rilievi della Soprintendenza che gli studi del professore Alfredo Geniola, paleontologo dell’Università di Bari. Alcune risalirebbero all’epoca romana. Altre del periodo medioevale. La richiesta è quella di completare le indagini e spostare di qualche metro, all’altezza della cava presente nel canale della lama, l’opera progettata da Rfi che prevede una di circa 10 chilometri con inizio dei lavori nel 2026, anche nel tratto stretto tra l’attuale ferrovia e la Statale 16. Già nel ’97 si immaginò però di poter realizzare sull’area un parco archeologico. La Regione però ha già sottolineato come non ci siano vincoli o prescrizioni della Soprintendenza.

“Noi – spiega ancora – Sgobba non chiudiamo le porte alla Regione, anzi, le tendiamo la mano cercando attraverso il dialogo di poter trovare una soluzione alternativa che, in realtà, la stessa Rfi aveva contemplato. Il progetto meno impattante fu presentato proprio alla richiesta di autorizzazione ambientale dalla società. Perciò chiediamo al tar non solo la possibilità di annullare gli atti impugnati ma di adottare la situazione migliore dal punto di vista ambientale e del rapporto costi benefici. Entrambi, Regione e Rfi dovranno in qualche modo spiegare i motivi di quella scelta”.

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