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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Bando mense ospedaliere, presentate dieci offerte da tutta Italia, due da Bari: i sindacati temono per centinaia di lavoratori

Martedì 22 febbraio i responsabili del procedimento di Innovapuglia apriranno le buste, tra le aziende anche Ladisa e La Cascina: appalto della Regione da 372 milioni di euro. Ancora contestata la mancanza della clausola sociale che garantisce la continuità dei rapporti di lavoro

Una gara discussa che vale tanto, per i soldi in palio, fino a 372 milioni di euro, e per i lavoratori a rischio, mille secondo i sindacati che hanno manifestato i giorni scorsi. Il bando per l’appalto delle mense ospedaliere, uno dei più importanti della Regione Puglia, entra nella sua fase cruciale. Risultano dieci le aziende che hanno consegnato la busta contenente l‘offerta per un massimo di quattro dei sei lotti nei quali è suddivisa la gara per l’affidamento del servizio nelle strutture ospedaliere del territorio per i prossimi cinque anni. A curare la gara è l’agenzia InnovaPuglia, che funge da riferimento per le operazioni di forniture e appalti dell’ente, con un ruolo paragonabile a quello della centrale acquisti dello Stato, la Consip. L’apertura delle buste è prevista per la mattina di martedì 22 febbraio, ma per conoscere i risultati delle assegnazione dovranno passare alcune settimane. Il bando è fortemente criticato dai sindacati, che hanno inscenato manifestazioni davanti alla presidenza della Regione e scioperato giovedì 17 febbraio, e anche da alcuni consiglieri regionali.

Il primo motivo di dissenso è dovuto alla mancanza della clausola sociale, che non garantirebbe quindi la continuità dei rapporti di lavoro. Di qui il timore dei sindacati per la perdita di circa mille posti di lavoro. L’altro punto di dissenso è legato alla chiusura delle cucine interne di alcuni ospedali, lasciandone solo sei principali nel territorio, perché alcune comunque non nelle migliori condizioni e quindi inagibili, con l’adozione di cibi precotti da distribuire nelle corsie (I pasti sarebbero serviti ai pazienti, preparati nelle cucine centralizzate con il metodo di refrigerazione ‘Cook and Chill’ e poi trasportati nei diversi ospedali). “Innovapuglia – reclama ad esempio il sindacato Usb -  ha cercato di “minimizzare” la reale portata dell’applicazione della clausola di salvaguardia ma, la realtà (e ne abbiamo avuto contezza), è che il costo previsto per il personale, è solo il 48 per cento dell’importo totale dell’appalto e ciò significa che, se il bando non verrà bloccato/rinviato, almeno il 30/40 per cento del personale attuale rischia di rimanere a casa”.

Secondo i calcoli delle organizzazioni sindacali, sarebbero a rischio mille posti di lavoro. Tra le dieci aziende che hanno deciso di partecipare alla gara ci sono anche le baresi Ladisa e La Cascina, oltre che altri grossi gruppi da tutta Italia, soprattutto dal Nord: dalla Dussmann Service alla Serenissima ristorazione, dal Cns all’altra emiliana Cir food. E ancora Sodexo, Gemos e Innova. Il bando parte da una base di 192 milioni di euro. La mobilitazione dei sindacati, che rimangono in stato di agitazione sulla questione, ha portato comunque a ottenere un incontro con l’assessore regionale al Lavoro Sebastiano Leo fissato per il 3 marzo. Il nodo da sciogliere è sempre quello della mancanza della clausola sociale e del rischio che centinaia di lavoratori siano lasciati a casa. L’incontro tra l’associazione di categoria, i sindacati e la Regione (oltre a Leo è prevista la presenza della task force regionale guidata da Leo Caroli) potrebbe chiarire alcuni passaggi della vertenza. 

Le critiche alla scelta del governatore Michele Emiliano di esser voluto comunque andare avanti nonostante le spinte per il ritiro del bando anche da parte di partiti della maggioranza in Consiglio, in primis il Pd e 5Stelle, hanno visto la Lega in parte divisa e la forte opposizione di Fratelli d’Italia, che ha parlato di “macelleria sociale” ai danni dei lavoratori. “Ci sono già centri cottura che preparano e forniscono pasti per degenti – ha sottolineato in una nota i giorni scorsi il partito di Giorgia Meloni - ma con questo bando ne vengono valorizzati solo sei. Ciascuna azienda che intenderà partecipare al bando, potrà scegliere fino a un massimo di quattro centri. Chi non avesse già un centro cottura, potrà -per partecipare al bando- provvedere a predisporne e dimostrare di poterlo realizzare ed adeguarsi entro 90 giorni (impossibile anche solo pensarci). Che fine faranno i centri oggi già presenti ed utilizzati, patrimonio Asl? Rischierebbero, da domani, di essere abitacolo di ratti ed il patrimonio pubblico che rappresentano si trasformerebbe in danno erariale”. Mentre i sindacati continuano a chiedere i motivi per i quali alcune cucine siano state dichiarate inagibili, con l’Usb che provocatoriamente ha chiesto i giorni scorsi di chiudere anche gli ospedali che risultassero tali.

(foto di repertorio da Perugiatoday)

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