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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Dossier immigrazione, Bari è la provincia pugliese con più presenze straniere: 41 mila su 135mila

I dati risalgono al 31 dicembre dello scorso anno e sono del dossier statistico immigrazione 2021 realizzato dal Centro Studi e Ricerche Idos, presentato a Bari dalla Cgil Puglia

Quella di Bari è la provincia pugliese in cui vivono più migranti. Sono quasi 41mila, per la precisione 40mila 955. Un numero in sostanza rimasto costante negli ultimi tre anni come quello del totale dei residenti stranieri in Puglia: 135mila 356, il 3,4 per cento della popolazione totale. I dati risalgono al 31 dicembre dello scorso anno e sono del dossier statistico immigrazione 2021 realizzato dal Centro Studi e Ricerche Idos, presentato a Bari dalla Cgil Puglia. All’iniziativa hanno partecipato il console generale di Albania a Bari, Gentiana Mburimi, quello della Romania, Lucretia Tanase, e della Georgia, Vato Andguladze, oltre all’assessora al Welfare del Comune di Bari, Francesca Bottalico, e della Regione Puglia, Rosa Barone.

Un dossier che ricorda come la maggioranza assoluta, il 54,8 per cento, della popolazione non italiana presente è di origine europea (il 33,9 per cento di un Paese dell’Unione). Segue l’Africa con il 23,7 per cento, l’Asia con il 18,1 per cento. E che i primi cinque paesi per numero di residenti sono Romania (33.970, il 25,1 per cento del totale dei residenti stranieri), l’Albania (20.850, 15,4 per cento), Marocco (10.106, 7,5 per cento), Cina (6.032, 4,5 per cento), Senegal (4.625, 3,4 per cento). Il sindacato ha anche fatto il quadro sulla situazione lavorativa che per alcuni numeri non si discosta da quella dei residenti italiani, come il tasso di occupazione, 46 e 46,2 per cento, mentre i tassi di disoccupazione degli stranieri è quasi il doppio rispetto a quello degli italiani: il 22,7 per cento contro il 13,6. Il 51,3 per cento degli occupati stranieri, poi, svolge un lavoro manuale non qualificato, il 63 percento è impiegato invece nel settore dei servizi, il 25 in agricoltura e solo una parte residuale nel settore secondario dell’industria. Sono invece titolari di un’impresa individuale in 16.348.

Ci sono poi i dati sui processi di integrazione. Mostrano come 20mila i cittadini stranieri residenti in Puglia che dal 2008 al 2020 hanno acquisito la cittadinanza italiana, 1.797 solo nell’ultimo anno. I figli nati da genitori stranieri residenti sono stati attorno alle 1.500 unità, dato costante nell’ultimo triennio. Nell’anno scolastico 2019/20 erano 18.745 gli studenti con cittadinanza non italiana presenti nelle scuole di ogni ordine e grado e oltre la metà di loro è nata in Italia.

A curare il dossier statistico per la Puglia è stato Antonio Ciniero, docente dell'Università del Salento, che ha sottolineato come “i dati italiani e quindi quelli regionali vanno inquadrati in quella che è la governance europea delle migrazioni, ricordando che da quando è venuta meno la missione Mare Nostrum la rotta delle migrazioni del Mediterraneo centrale è diventata quella che registra il numero più alto di vittime e questo non è accettabile. Abbiamo alle spalle un anno difficile, perché la crisi legata pandemia non ha colpito tutti in modo omogeneo: nella nostra regione se si guarda al mercato del lavoro le ricadute negative più pesanti l’hanno avuta le donne straniere, la cui quota di disoccupate è passata dal 38,3 per cento al 53,1”. È necessario non creare ghetti ma opportunità di dialogo e integrazione, sottolineano i relatori Cgil, anche attraverso il riconoscimento della cittadinanza peri figli di migranti nati in Italia. Gli stessi ricordano come il 50 per cento dei ragazzi figli di stranieri iscritti nelle scuole siano effettivamente nati qui.

“Per riconoscimento pieno dei diritti di cittadinanza – ha spiegato il segretario regionale Pino Gesmundo - è ovviamente correlato alla possibilità di reclamare i diritti sul lavoro. In Puglia sappiamo che vi sono situazioni in cui addirittura la dignità delle persone deve essere riconosciuta, penso a chi vive nell’ombra, nei ghetti, a quei lavoratori stranieri vittime di un caporalato che specula sul bisogno di tanti uomini e tante donne. Ma in questa regione c’è anche un partenariato socio-economico che dialoga con le istituzioni per aggredire criticità, una rete associativa straordinaria che si spende quotidianamente per dare risposte o accompagnare le persone al soddisfacimento di bisogni piccoli e grandi. Fa la sua parte ogni giorno anche la Cgil, rappresentando i lavoratori ma anche favorendo progetti con i consolati per favorire accesso a servizi dei cittadini stranieri, o assieme con l’Inail promuovendo azioni di informazione sulla sicurezza, rivolta a lavoratori stranieri con opuscoli anche”.

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