Green pass per i lavoratori, scontro tra sindacati e Confindustria. Cgil: "Non sia pretesto per licenziare"
Il segretario pugliese Pino Gesmundo risponde alle dichiarazioni del presidente degli industriali Sergio Fontana favorevoli all'obbligatorietà, chiedendo test gratuiti o a prezzi calmierati
“C’è una insana voglia e fretta di punire i lavoratori quando ad aprile scorso, durante il lockdown, senza vaccino e senza green pass, non c’era imprenditore che non affermasse che si potevano contemperare le esigenze di produzione con livelli adeguati di sicurezza”. Tra sindacati e Confindustria c’è un nuovo terreno di scontro. È il Green pass per i lavoratori del settore privato. Il segretario generale Cgil Puglia, Pino Gesmundo, teme che sia uno strumento utile al ricatto e ai licenziamenti.
Per questo risponde a un intervento del presidente del sindacato degli industriali Sergio Fontana favorevole al green pass obbligatorio come si appresta a decretare il governo perché “non possiamo permetterci di levare forza al mondo del lavoro perché con tutta l'assistenza e i redditi di cittadinanza che siamo costretti a pagare, qualcuno dovrà pagare l'enorme debito che l'Italia sta facendo e quindi dobbiamo puntare sul lavoro e sulle politiche attive”. L’imprenditore ha anche aggiunto “Se devo farlo per viaggiare o per andare al ristorante perché non dovrei farlo per lavorare”. La Cgil pretende che il certificato verde non sia un pretesto utilizzato per licenziare e che i tamponi siano gratuiti (il governo lavora a prezzi calmierati). Inoltre, spinge affinché siano organizzate assemblee informative per convincere tutti a vaccinarsi.
“È l’unica strada per uscire dalla pandemia – spiega Gesmundo - ma senza obbligo vaccinale, che pure Cgil Cisl Uil nazionale hanno chiesto al Governo, il Green Pass non può essere lo strumento per lasciare a casa i lavoratori, come affermato oggi dal presidente di Confindustria Puglia. Siccome il Green Pass è ottenibile anche tramite test molecolare o antigenico, logica vorrebbe che l’accesso a questa misura fosse gratuito, nemmeno a prezzo calmierato. Le minacce di licenziamento o di penalità sulla retribuzione - aggiunge il segretario Cgil - trovano il tempo che hanno, buone per un titolo urlato. Sfidiamo invece Confindustria e altre organizzazioni produttive a concedere ore extra per assemblee da tenere anche insieme, durante le quali spiegare ai lavoratori dubbiosi la necessità di ricorrere al vaccino per tutelare se stessi e i propri cari. L’obiettivo finale deve essere questo, non ricorrere alla pandemia e al Green Pass magari per ristrutturare le aziende a danno della forza lavoro. In una fase in cui è il lavoro - conclude - , e non certo alcune imprese che durante la pandemia hanno visto raddoppiare e triplicare gli affari, ad aver pagato il prezzo più alto alla crisi, come testimoniano i dati sulla povertà e sulla perdita occupazionale non ancora pienamente recuperata nel 2021”.