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Venerdì, 29 Marzo 2024
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'Mare monstrum', Puglia terza in Italia per illeciti accertati: "Sette infrazioni per ogni chilometro di costa"

I dati nel dossier 2022 di Legambiente: a prevalere, tra i reati, quelle legati al ciclo del cemento e contro il patrimonio ittico

Un vero e proprio "assalto al mare e alle coste", che, nell'Italia post lockdown, "si fa ancora più desolante". E' quanto emerge dal dossier di Legambiente, 'Mare Monstrum 2022', che come ogni anno, sulla base dei dati di Forze dell’Ordine e Capitanerie di Porto, traccia il quadro dei reati a danno delle coste e del mare. Abusivismo edilizio, deficit di depurazione e inquinamento, assalto al patrimonio ittico e alla biodiversità: illeciti penali e amministrativi che nel dossier 2022 (relativo all'anno 2021) "appaiono in sensibile crescita sia a livello nazionale che nella regione Puglia", evidenzia Legambiente. 

Puglia terza in Italia per illeciti accertati

A guidare la classifica delle aggressioni all’ecosistema marino su base regionale è, anche nel 2021, la Campania, seguita da Sicilia, Puglia , Toscana, Calabria e Lazio. Prima regione del Nord è il Veneto, mentre nelle quattro regioni a “tradizionale presenza mafiosa” – Calabria, Campania, Puglia e Sicilia – si concentra il 46,1% di tutti i reati e gli illeciti amministrativi accertati nel nostro Paese. In cima alla classifica generale nazionale del mare illegale 2021, troviamo il ciclo illegale del cemento, rimasto su valori assoluti altissimi (il 50,8% dei reati accertati). Non sono confortanti le notizie sul fronte degli illeciti legati al ciclo dei rifiuti, arrivati al 25,5% sul totale. Cala leggermente la pesca di frodo (il 20,8% del totale, rispetto al 23,3% del dossier precedente). In larga parte si tratta di illeciti amministrativi, più del doppio di quelli penali. Per quanto riguarda la nostra regione in particolare, gli illeciti complessivamente accertati sono 6.032, pari a "7 infrazioni per ogni chilometro di costa".

Ronzulli: "Negli ultimi anni passi avanti con attività giudiziarie"

“Mare Monstrum, in maniera ancora più completa quest’anno, accende i riflettori sulle pressioni illegali che danneggiano il nostro ecosistema marino: dall’abusivismo edilizio al deficit di depurazione; dagli sversamenti di liquami inquinanti d’ogni tipo all’assalto al patrimonio ittico e alla biodiversità, con l’incubo della pesca di frodo. – spiega Ruggero Ronzulli, presidente Legambiente Puglia – Vale la pena ricordare come solo grazie all’introduzione dei delitti contro l’ambiente nel Codice penale nel 2015 sia stato possibile sviluppare inchieste adeguate alla gravità dei reati e come, ancora, anche i delitti contro la fauna attendano di esservi inseriti. Negli ultimi anni le attività giudiziarie in Puglia sul tema della tutela del mare hanno fatto enormi passi avanti e scoperchiato situazioni ataviche decennali divenute in alcuni territori normalità consolidata. Oggi più che mai è importante essere sentinelle attive per tutelare il nostro mare e i territori, essere accanto alle Capitanerie di porto e alle Procure perché è importante non lasciarli soli nei momenti più delicati e in determinate battaglie. Ed è quello che Legambiente fa da anni con i propri circoli, le azioni e i dossier”.

Gli illeciti: il ciclo del cemento 

In Puglia, nella classifica dell’illegalità sul ciclo del cemento, gli illeciti a danno dell’ecosistema marino e costiero, la Puglia figura al quarto posto con 2.712 infrazioni accertate, il 9,8% sul dato nazionale, con 1.0670 persone denunciate e arrestate e 320 sequestri effettuati. Le coste predilette dai paladini del cemento illegale sono da sempre quelle del Salento. Un dato che trova conferma anche nell’ultima relazione annuale sull’abusivismo edilizio della Regione. Il Comune con il maggior numero di pratiche aperte nel 2021 risulta quello di Nardò, con 65 fascicoli. In provincia di Lecce, in un anno, i casi registrati sono saliti del 52%. Altra situazione limite sul Gargano, "che ospita uno degli ecomostri diffusi più devastanti del Paese, che Legambiente denuncia da decenni nei suoi dossier: il villaggio abusivo di Torre Mileto a Lesina, fatto da migliaia di seconde case tirate su a partire dagli anni ’70 senza fondamenta e allacci su una lingua di sabbia che divide il mare dal lago, dove le ruspe, dopo una breve apparizione tra il 2019 e il 2020, con la demolizione di alcune villette fatiscenti, non sono più tornate". Nella mappa degli illeciti c'è anche il Barese: nel 2021 la Capitaneria di porto ha sequestrato un’area di 14mila metri quadrati a Pietra Egea, nel territorio di Polignano a Mare, sulla costa barese, su cui era in corso la realizzazione di alcune strutture prive di permessi.

Inquinamento marino

Purtroppo il nemico numero uno del mare resta l’uomo. Ogni anno l’elenco dei danni sull’habitat marino e costiero è sterminato. La Puglia si colloca al quinto posto per reati legati al ciclo di rifiuti e in genere a fenomeni di inquinamento marino: 1.182 i reati contestati nel 2021, l’8,5% del totale. A questo proposito significativa è la vicenda che ha smascherato un vero e proprio disastro ambientale nel mare del Gargano dell’operazione denominata eloquentemente “Gargano nostrum”, nell’ottobre 2021. L’inchiesta si è concentrata sulla gestione di dieci impianti di mitilicoltura, secondo gli inquirenti, condotti senza troppa cura per i danni arrecati alla biodiversità marina. Sono complessivamente 14 le persone che dovranno rispondere alle accuse formulate dalla procura di Foggia di disastro ambientale e combustione illeciti di rifiuti.

Pesca illegale 

Tanti sono anche i reati legati alla pesca illegale. Nel 2021 sono state sequestrate in Italia oltre 627 tonnellate complessive di “pesce”. Purtroppo la Puglia guida la classifica generale con 223 tonnellate di prodotti ittici sequestrati (circa 124 tonnellate tra pesce, caviale, salmone, pesce spada e tonno rosso; più di 96 tonnellate di datteri, crostacei e molluschi; 1,8 tonnellate di novellame). Legambiente cita, a questo proposito, la maxi operazione svolta a Taranto da Guardia Costiera, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica, denominata “Oro di Taranto” che ha portato al provvedimento di sequestro preventivo di impianti abusivi di mitili nel Primo Seno del Mar Piccolo.

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