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Giovedì, 18 Aprile 2024
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Funghi medicinali, tre ricercatrici baresi nell'indagine che svela i rischi di contaminazione degli integratori

Nel gruppo di lavoro ci sono Agata Gadaleta, Maria Letizia Gargano e Ilaria Marcotulli del Dipartimento di Scienze del Suolo, della Pianta e degli Alimenti. Lo studio, che ha visto la collaborazione degli atenei di Bari, Pisa, Bologna, Palermo e Torino, è stato pubblicato sulla rivista 'Nutrients'

L'indagine scientifica ha rivelato delle criticità sui micoterapici venduti sotto forma di intergratori. Il primo studio sulla qualità dei funghi medicinali commercializzati in Italia, condotto dalle Università di Bari, Pisa,Bologna, Palermo e Torino, è stato pubblicato su 'Nutrients' una delle riviste più importanti del settore 'nutrizione e dietetica'.

Nel gruppo di lavoro che ha realizzato lo studio pubblicato su 'Nutrients' ci sono anche Agata Gadaleta, Maria Letizia Gargano e Ilaria Marcotulli del Dipartimento di Scienze del Suolo, della Pianta e degli Alimenti dell'Università degli Studi di Bari.

La ricerca che, riporta l'AdnKronos, è stata condotta nell’arco di un biennio con le più aggiornate tecnologie analitiche, ha posto in luce diverse importanti non conformità nei 19 prodotti analizzati. Alcuni preparati infatti contenevano una specie fungina diversa da quella indicata in etichetta; altri erano contaminati da micotossine con livelli superiori a quelli di legge. In altri casi, micoterapici della stessa tipologia hanno rivelato una concentrazione di principi attivi molto diversa, compromettendo l’efficacia terapeutica dei prodotti.

"La maggior parte dei problemi riscontrati sono riconducibili al fatto che la coltivazione industriale di questi funghi con proprietà farmacologiche avviene in aree geografiche, come ad esempio la Cina, ancora caratterizzate da basso livello di qualità nei processi manifatturieri - spiega la professoressa Cristina Nali dell’Università di Pisa - e tuttavia anche il controllo esercitato dagli importatori europei non appare del tutto efficace. La nostra ricerca ha messo in evidenza la necessità di una regolamentazione internazionale aggiornata e condivisa tra comunità scientifica ed enti di controllo, basata anche su opportuni programmi di monitoraggio della qualità dei materiali reperibili sul mercato. Il tutto al fine di proteggere la salute del consumatore e dare vita a forme di commercio strettamente vigilate".

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