A San Girolamo un'installazione artistica per dire 'No!' alla plastica: "I ragazzi del Centro servizi per le famiglie hanno restituito qualcosa al territorio"
L'intervista a Sergio Scarcelli, l'artista 64enne che ha guidato il gruppo dei giovani partecipanti nella realizzazione della struttura. Questa mattina l'inaugurazione alla presenza degli assessori Bottalico e Romano
Un grande 'No' per lanciare il proprio appello per l'ambiente, contro l'abbandono delle plastiche. Un'installazione artistica realizzata dai ragazzi che frequentano il Centro Servizi per le Famiglie di San Girolamo, guidati dall'artista Sergio Scarcelli, residente a Locorotondo. Ci ha raccontato la genesi e lo sviluppo dell'opera, inaugurata questa mattina, nell'ambito del progetto “FARE - Futuro d’autore” selezionato da "Con i Bambini" nell’ambito del Fondo per il contrasto alla povertà educativa.
Sergio Scarcelli com'è nata l'idea?
Il progetto nasce dalla volontà di Raffaele Diomede del centro, che ha dapprima contattato il presidente dell'Amiu Puglia, Paolo Pate. Solo dopo è arrivato il contatto con me: la volontà era dare ai ragazzi la possibilità di restituire qualcosa al quartiere, un obiettivo condiviso con la quindicina di ragazzi che si sono alternati durante i nostri incontri.
Quali sono state le prime proposte dei ragazzi?
Avrebbero voluto realizzare un pesce mangiaplastica, ma ho fatto notare loro che già ne esistevano tanti. Il 'No alla plastica' è arrivato proprio da un loro suggerimento. Siamo partiti da una struttura in ferro elettrosaldata donata da un'impresa di costruzione. Da lì sono poi stati proprio i ragazzi, sotto la mia supervisione, a realizzare le due lettere e il punto esclamativo - che dà il titolo all'opera e nel quale sono contenuti pezzi di plastica, ndr - di quattro metri di lunghezza e 3 di altezza. La struttura è autoreggente, perché abbiamo pensato a un appoggio di 60 cm posteriore. Sono stati proprio i ragazzi a tagliare, saldare e levigare la struttura. Un'installazione che potrà avere anche altri usi
In che senso?
Pensiamo ad esempio che possa ospitare messaggi contro la violenza, il bullismo, che potranno essere appese dalle scolaresche che visiteranno la struttura. E' un'opera che abbraccia la nostra idea di arte, ovvero qualcosa che è del territorio, anzi di quelle periferie dove troppo spesso è negata. E che siano le nuove generazioni a trasformarsi in artisti è un messaggio ancora più potente. Essendo qualcosa che appartiene alla gente crediamo che funzioni anche come deterrente per gli atti vandalici.
Come si è strutturato il lavoro?
I laboratori sono durati circa sei settimane, con 8 ragazzi che frequentavano più spesso a cui poi se ne sono aggiunti altri. È stato bello vedere la loro spinta creativa, perché c'era un dialogo continuo tra me e loro, niente è stato 'imposto'. Poi insieme alla poetessa Adele Giustini hanno anche scritto una filastrocca in terzine che raccontava questo lavoro. In un altro laboratorio hanno invece realizzato, sempre con materiali di recupero, dei simpatici portacicche che saranno distribuiti nel quartiere.
Le piacerebbe ripetere l'esperienza di lavoro con questi ragazzi?
Certo, anzi mi piacerebbe condividere con loro quella che è la mia ultima linea creativa: ricreare opere d'arte famose con materiali di recupero, come ho fatto con 'Guernica' di Picasso. Bisognerà però prima che si sviluppi un percorso meglio fondato di avvicinamento alla Storia dell'Arte. Inoltre tornerò a curare il prossimo anno i laboratori da cui vengono realizzati i carri del Carnevale di Enziteto, che appunto coinvolgono i ragazzi del quartiere.