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Lo Spillo | Sicurezza e antifascismo, la risposta è la Piazza

Riflessioni sparse sulla città (e non solo) - Rubrica a cura di Antonio Scotti

Si torna a sparare. Per strada. Vicino ai pedoni o dopo un inseguimento fatto di auto che si rincorrono e di proiettili che esplodono. Gli investigatori in queste ore stanno studiando l’origine della recrudescenza e il sindaco di Bari lancia l’allarme sicurezza. Il tutto mentre, qualche giorno fa, nel quartiere Libertà una manifestazione pacifica contro le politiche del Ministero dell’Interno è culminata con l’aggressione da parte dei militanti di estrema destra mei confronti di alcuni manifestanti.

Nel tritacarne mediatico che assembla tutto succede che il tema dell’immigrazione sia indicato come il principale detonatore di una insicurezza diffusa in città. E così il migrante economico che scappa dalla fame viene associato a quanti delinquono  (siano essi migranti o meno), spesso confondendo i piani del discorso e sottovalutando la portata di alcuni poteri criminali locali, perennemente in guerra tra di loro per il controllo dei traffici illeciti. La paura denunciata da alcuni cittadini del Libertà non può e non deve essere dimenticata. Allo stesso tempo però non si può permettere che un territorio sia lasciato nelle mani sbrigative di chi associa l’insicurezza generale alla presenza dei migranti. Un refrain del “mafia e spaghetti” dell’italiano in America che, anche leggendo esperti della materia,  sottovaluta totalmente il collegamento tra pezzi di malavita locale e gruppi extracomunitari che agiscono indisturbati. A subirne le conseguenze sono tutti i cittadini, compreso i migranti regolari a cui la convivenza nel quartiere Liberta risulta difficile anche a causa dell’assenza di adeguate politiche d’integrazione. E così la domanda di sicurezza che sale dai territori rischia di trasformare i problemi sociali in emergenze di ordine pubblico. 

Salvini promette più agenti per strada. Non è il primo che espone questa ricetta per cui ogni qualvolta si inizia sparare si fanno arrivare più volanti. Dispiace, ma non basta. Nel corso degli anni è stato sempre così. E non sarà una  militarizzazione del territorio a garantire più sicurezza bensì la presenza diffusa di attività capaci di protezione e coesione sociale. Piazze popolate da associazioni e movimenti in grado di mobilitare e promuovere il tessuto sociale più sano della città attraverso iniziative durature e non episodiche. In altri termini non basta presidiare, occorre animare in modo duraturo restituendo la città ai suoi abitanti, nessuno escluso. Occorre, in sintesi, tornare a fare politica  ribandendo alcuni valori sanciti dalla Costituzione, a partire dall’antifascismo. Bari lo ha fatto ieri in un luogo sacro, piazza Prefettura dove una targa ricorda l’assassinio di Benedetto Petrone. E davanti al Teatro Piccinni, sede del primo Comitato di Liberazione Nazionale. Chi cerca di spingere la storia in un’altra direzione sappia che davanti c’è una comunità che non vuole rinunciare al suo passato fatto di resistenza e accoglienza. Due parole con cui forse sarebbe bene ripartire anche per affrontare anche il nodo ricorrente della sicurezza in città.

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