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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Sostanze ecosostenibili bloccano la diffusione della Xylella, lo studio di un ricercatore Uniba: "Metodo alternativo contro il batterio"

Il dottor Domenico Valenzano ha utilizzato dei tensioattivi non pericolosi per contrastare la diffusione delle sputacchine, gli insetti in grado di veicolare il germe della malattia fra gli ulivi

Sostanze ecosostenibii in grado di contrastare i vettori di Xylella. È questo il dato principale che emerge da uno studio condotto dal ricercatore dell'Università Aldo Moro di Bari, Domenico Valenzano. Lo scienziato ha dimostrato come l'utilizzo di tensioattivi non pericolosi potrebbe costituire un'alternativa efficace alle dispendiose lavazioni del terreno nella lotta contro la diffusione del batterio killer degli ulivi.

L'uso delle sostanze tensioattive, secondo la ricerca del dottor Valenzano, ridurrebbe del 99% le schiume osservate. Lo studio, condotto nei terreni dell’Azienda Martucci Uniba, dell’Ipab Soleto, e dell’Istituto Tecnico Pantanelli Monnet di Ostuni, ha avuto come scopo quello di individuare meccanismi d’azione alternativi e meno impattanti delle lavorazioni del terreno per la gestione degli stadi giovanili di afroforidi ( gli insetti 'sputacchine'). Dopo accurati screening di laboratorio
per selezionare alcuni mezzi di controllo in grado di gestire gli stadi giovanili e le prove di campo per quantificarne l’efficacia, il risultato delle tesi di tensioattivi non pericolosi, dosati al 3%, indica una efficacia utile al controllo degli stadi giovanili dei vettori di Xylella. I dati raccolti mostrano un abbassamento delle schiume osservate fino al 99% circa rispetto al campione trattato con acqua.

Il funzionamento dei tensioattivi nel controllo degli stati giovanili di aphrophoridae è attualmente sconosciuto. La sostanza potrebbe distruggere l’interfaccia con il film liquido durante gli scambi gassosi respiratori, tale meccanismo sarebbe alternativo a quello già riportato in letteratura scientifica riguardo l’utilizzo di tensioattivi nel controllo delle larve acquatiche di zanzare.

La proposta rappresenta un’alternativa alle lavorazioni del terreno, sottolinea Uniba in una nota. Future valutazioni dovranno essere fatte sul reale impatto verso il suolo, le piante e l’entomofauna non bersaglio. Sebbene sperimentale,questo meccanismo d’azione potrebbe generare una nuova opzione nel controllo sostenibile degli stadi giovanili degli Aphrophoridae.

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