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Venerdì, 19 Aprile 2024
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L'Uniba riduce le tasse alle studentesse di alcuni corsi perché poche. Il rettore Bronzini: "È per giustizia e uguaglianza"

“Siamo i primi in Italia - racconta il docente alla guida dell'ateneo - ad aver risposto a una linea europea per colmare il dislivello e l’accesso al mondo del lavoro maschile e femminile: la pandemia ha accentuato il divario"

Il rettore Stefano Bronzini lo dice con orgoglio. “Siamo il primo ateneo in Italia ad aver risposto a una linea europea di incentivo alle professioni che colmi il dislivello e l’accesso al mondo del lavoro maschile e femminile”. L’Università di Bari ha varato una serie di misure per facilitare le donne nell’intraprendere percorsi di studi e carriere altrimenti quasi totalmente appannaggio maschile. Si tratta di materie per lo più scientifiche e informatiche, dove il tasso delle donne, nonostante tra le immatricolazioni sia del 62 per cento, scende sotto il 30. Come ad esempio nei corsi di laurea triennale in Informatica, Informatica e comunicazione digitale, Informatica e tecnologie per la produzione del software, Fisica, Scienze e Tecnologie agrarie. Ma ci sono anche Storia e Scienze sociali. Mentre per quanto riguardo le lauree magistrali, i numeri in sofferenza di donne sono in Computer science, Data science, Medicina delle piante, Phisics, Scienze Agro-ambientali e territoriali, Scienze e Tecniche dello sport, Scienze e Tecnologie dei materiali, Scienze strategiche marittimo-portuali e Sicurezza Informatica. Se il numero delle donne iscritte è quindi sotto la soglia del 30 per cento totale, le studentesse che si iscriveranno avranno un 30 per cento in meno di tasse universitarie da pagare, in caso di Isee sotto i 30 mila euro annui.

È stata una scelta che va verso un indirizzo dettato dall’Europa, quindi

“È una linea, quella europea, che abbiamo declinato nel miglior modo possibile, nei prossimi anni cercheremo di andare oltre e incontro ad altre esigenze che emergeranno”.

Come mai in questi indirizzi le donne trovano maggiori difficoltà di accesso?

“Sono percorsi annessi a una tradizione non sempre favorevole alle studentesse, a partire da ambiti scolastici caratterizzati maggiormente dalla presenza maschile. C’è poi dietro un fattore culturale e sociale, al Sud più sentito, e tempi più lunghi per le donne nel fare carriera e ricerca. Osserviamo che tra i 28 e i 40 anni, dopo percorsi brillanti universitari, c’è un periodo di difficoltà, dettato da vicissitudini che ricadono sulla donna. Questioni che del resto con la pandemia abbiamo visto emergere maggiormente”.

La donna è più coinvolta nell’accudire i figli?

“Sicuramente nella nostra società, purtroppo, ricade maggiormente il peso dei problemi familiari. Far carriera, ripeto, per le donne ha una tempistica più lunga e questo secondo me è uno dei mai del nostro paese”.

Nell’ateneo di Bari questi problemi sono maggiori rispetto al resto di quelli italiani?

“I numeri non si discostano di molto, in Italia sono più o meno nella media”.

Sono quindi provvedimenti necessari i vostri

“In questo periodo uno degli elementi fondamentali è evitare che ci siano con tagli lineari che creino situazioni strutturali differenziate. Noi vogliamo andare contro tutte le politiche che non si allineano per le reali esigenze delle studentesse e degli studenti. La questione di genere quindi all’Università di Bari è scientificamente al centro della nostra azione. Le nostre politiche di genere sono unicum in Italia, col primo modello di tassazione che si avvale delle direttive europee, su tipologie di discipline che sono state sempre all’attenzione europea e ministeriale. Otto anni fa si puntò alla facilitazione per l’iscrizione a Matematica, ad esempio. Noi comunque quelle indicazioni le abbiamo interpretate a favore dell’integrazione tra i generi, anche nel mondo del lavoro. È una nostra priorità, per amor di giustizia e uguaglianza”.

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