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Vaccini ai 'furbetti' in Puglia, l'Associazione persone Down: "Qualcuno dovrà dar conto ai più fragili, indaghi la Procura"

Mariella De Napoli, vicepresidente di Aipd Bari, chiede chiarezza sui presunti o reali superamenti nelle liste di accesso alle dosi vaccinali denunciati dal segretario Pd pugliese Marco Lacarra

“Non sono penalizzati solo i nostri ragazzi, ma tutti quelli che ne hanno diritto: non so come si possano giustificare distrazioni di flaconi finiti a 40enni in salute, a che titolo abbiano ricevuto le dosi”. Mariella De Napoli fa parte da dieci anni di Aipd Bari, associazione italiana persone down. È stata in passato presidente e da tre anni è vice. L’associazione conta sedi in tutta Italia, sette in Puglia con 90 iscritti nella città metropolitana e almeno 150 famiglie che gravitano attorno. La sua considerazione sui presunti o reali superamenti nelle liste di accesso ai vaccini, denunciati anche dal segretario Pd pugliese Marco Lacarra, è in parte amara, in parte dura.

“Qualcuno – commenta - può essere chiamato a render conto, eppure verificare come siano andate davvero le cose non deve essere così difficile: si prendono gli elenchi Asl dei vaccinati e si cerca di capire a che titolo lo siano stati. Ma serve un’indagine della magistratura, un’interna sottrarrebbe risorse alle vaccinazioni”.  La preoccupazione è che in un momento in cui le scorte delle dosi siano limitate dalle forniture delle case farmaceutiche e non si è ancora completata la cosiddetta Fase 2 della campagna vaccinale con ultraottantenni, personale scolastico e delle forze di polizia, si tolga o ritardi la possibilità di vaccinazione delle persone più fragili. Tra queste rientrano le persone con sindrome di Down, inserite in quella che De Napoli ricorsa essere la Fase 2.1.

“A livello nazionale abbiamo avuto delle rassicurazioni in merito dopo gli appelli rivolti al governo nei mesi scorsi. Entro la fine del mese ci aspettiamo l’inizio delle vaccinazioni dei nostri ragazzi, i nominativi del resto sono stati già richiesti dall’Asl. Quelli eseguiti dai centri diurni li hanno per fortuna già avuti, come del resto gli operatori. Mi domando però, più da cittadina che da una delle responsabili dell’associazione, come si sia innescata questa gara tra categorie per avere priorità negli elenchi: avvocati, magistrati, impiegati di banca. Eppure all’interno della disabilità accade che i malati di Sma o i ragazzi autistici vengano dopo gli altri: così prevale chi grida più dell’altro”. Ciò che chiede De Napoli, madre di Mariangela, una ragazza 26enne con sindrome di Down diplomatasi con lode al liceo linguistico Giulio Cesare e in procinto di iniziare un tirocinio formativo finalizzato all’inserimento lavorativo allo sportello accoglienza di un istituto di credito, è solo il rispetto dei diritti di ognuno.

“Noi ci battiamo, ad esempio, non solo per i diritti dei nostri iscritti, ma per tutti, perché nessuno venga penalizzato. Lavoriamo per l’emancipazione dei nostri ragazzi, molti dei quali oggi lavorano in aziende del territorio, e per la loro massima indipendenza, contro ogni tipo di pregiudizio. Sono ragazzi che ora soffrono tanto per questa condizione da quando è scoppiata la pandemia. Mia figlia aveva già avviato il suo percorso di inserimento, aveva imparato la strada per arrivare al posto di lavoro, ma col blocco di parte delle attività dovrà ricominciare tutto daccapo. La loro indipendenza e il rispetto dei loro diritti è il nostro obiettivo, il sogno è che le nostre associazioni non servano più”.

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