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Violenza nelle discoteche, il sindacato dei locali da ballo: "Lavoriamo a una black list di persone col Politecnico"

Dopo l'accoltellamento all'ex Divinae Follie e la sparatoria al Demodè, Nicola Pertuso, presidente del Silb: "Ripristiniamo i protocolli con le forze di polizia ma non chiudeteci i locali, questo ci penalizza"

“L’intenzione è quella di riprendere il progetto con la facoltà di informatica del Politecnico per la creazione di una black list delle persone già in passato protagoniste di episodi censurabili all’interno dei locali e il protocollo firmato nel 2017 con la prefettura e le forze di polizia a Bari. Ci accingiamo a firmarne uno simile per la Bat”. Nicola Pertuso è titolare del Jubilee beach, nota discoteca sul litorale che unisce Bisceglie e Molfetta. Ed è soprattutto il presidente provinciale e regionale del Silb, il Sindacato italiano dei locali da ballo di Confcommercio. Un ruolo delicato, il suo, in un momento critico, dovuto a due episodi di criminalità dentro e fuori due degli esercizi più noti della Puglia, il Df, l’ex Divinae follie di Bisceglie, e il Demodè di Modugno. L’ultimo quello del locale alle porte di Bari che ha visto l’arresto di un 45enne ritenuto vicino al gruppo criminale degli Striscuglio per i colpi di pistola sparati la notte tra sabato 13 e domenica 14 novembre contro un addetto alla sicurezza tuttora in coma.

Innanzitutto come sta il lavoratore?

“Mi sono sentito ieri col titolare del Demodè, è ancora in coma, speriamo vada tutto bene”.

Dopo l’anno e mezzo delle fasi acute della pandemia Covid, finalmente grazie ai vaccini avevate avuto la possibilità di riaprire e tornare allePertuso-2 attività,  ma sono tornati anche i problemi.

“Quelli accaduti sono episodi che ci creano grande preoccupazione, è un momento complicato ma siamo già al lavoro per provare a riorganizzare il collegamento diretto tra imprese e forze di polizia che in passato ha dato grandi risultati positivi, non solo per individuare questi personaggi ma anche per provare a fare azioni di prevenzioni”.

In che modo si può fare prevenzione?

“Col protocollo avevamo un filo diretto con carabinieri, polizia e polizia locale. Bastava un whatsapp per avvertirli che si avvicinavano persone non gradite, magari con precedenti e protagonisti già di episodi in passato nei locali. Si potevano mandare video e foto e in pochi minuti le pattuglie intervenivano. È un modello vincente, grazie alla collaborazione e al filo diretto”.

Come si può riconoscere preventivamente una persona non gradita?

“Noi siamo locali pubblici e non possiamo di regola impedire l’accesso a chi vuole entrare. Ma ci sono delle eccezioni, le normative ci danno la possibilità di fare delle selezioni purché non siano discriminanti per razza, genere o altro. I gestori all’ingresso posti agli ingressi e l’esperienza degli addetti alla sicurezza possono fare la differenza, perché molti volti li si riconosce già”.

Il gestore del Df, Roberto Maggialetti, ha proposto il Daspo.

“Ma questo già esiste nei confronti di autori di fatti gravi o meno gravi ma ripetuti. C’è una norma che prevede questa tipologia di intervento per impedire l’ingresso a una persona più volte protagonista anche di altri fatti illegali, come lo spaccio di stupefacenti”.

Cos’è invece l’idea della Black list?

“Avevamo avviato una collaborazione col Politecnico per provare a riconoscere queste persone grazie a telecamere e la tecnologia delle applicazioni sui telefonini. Avevamo anche l’idea di una porta di ingresso col metal detector. Questo permetterebbe di adoperare un filtraggio efficace. In Inghilterra questo sistema già esiste e funziona”.

Ma nell’episodio del Demodè l’addetto alla sicurezza stava proprio facendo da filtro contro questi soggetti. Come si risolve un problema di questo genere?

“Il filo diretto con le forze di polizia serve proprio a questo, permette un intervento tempestivo se non un presenza costante. Ciò che ci amareggia ancor di più è proprio che lì a Demodè l’addetto alla sicurezza stava facendo il suo dovere e il locale aveva predisposto il cordone di filtraggio adeguato, ma proprio per questo rischia di pagarne le conseguenze. Le autorità tendono, come nel caso del Df, a emanare provvedimenti di sospensione se pur temporanea della licenza, ma non è così che si risolvono le cose, così rischiamo di subire una doppia ingiustizia. Per questo nel protocollo che ci accingiamo a firmare con la prefettura Bat chiediamo che non applichi quella norma se non eccezionalmente per evidenti infrazioni delle regole”.

(foto nell'articolo: Nicola Pertuso)

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