Volontari multati per divieto di sosta mentre portano cibo durante il lockdown, il Comune chiede di pagare: "Una beffa"
Marcello Tedesco, avvocato, e Pietro Favia, docente universitario, si sono spesi durante i primi mesi di pandemia a Bari per fornire famiglie e persone sole bisognose di alimenti: "Un paradosso, eravamo lì in accordo con l'assessorato"
“Siamo rimasti delusi, è stata una scortesia, ci aspettavamo più flessibilità”. Marcello Tedesco, avvocato, e Pietro Favia, docente universitario del dipartimento di Chimica, sono dei volontari nel sociale che si sono spesi durante i primi mesi di pandemia a Bari per fornire famiglie e persone sole bisognose di generi alimentari e altri beni di prima necessità. Sono iscritti negli elenchi predisposti dal Comune per far fronte all’emergenza, in coordinamento con l’assessorato ai Servizi sociali. Il 27 aprile 2020, però, in piena chiusura e con la città deserta, arriva la beffa: dopo aver scaricato decine di chilogrammi di scatole di alimenti in corso Vittorio Emanuele, sul parabrezza dell’auto di Favia messa a disposizione per il servizio di volontariato c’era una sanzione per divieto di sosta di 27 euro, le auto, due, sua e di un altro volontario erano parcheggiate, con le quattro frecce di segnalazione attivate, sul posto riservato ai motocicli e nello spazio della fermata bus, durante i 10-15 minuti delle operazioni di scarico dei cartoni.
“Abbiamo provato a spiegare agli agenti della polizia municipale cosa stavamo facendo e chi eravamo, volontari in accordo con l’assessorato al Welfare, ma non c’è stato nulla da fare, sono stati inflessibili. Abbiamo anche domandato perché non avessero fischiato per avvertire, ma c’hanno risposto che non sono tenuti a farlo. Il tutto, poi, mentre per strada non passava nessuno, perché eravamo in pieno lockdown. Del resto stavamo scaricando cartoni pesanti non potevamo certo parcheggiare e centinaia di metri”.
Il paradosso però non termina qui. Perché i volontari, su suggerimento dell’amministrazione comunale hanno impugnato davanti al giudice di pace l’ammenda, ma si sono visti in giudizio la costituzione del Comune che ha preteso il pagamento della sanzione, alla fine lievitata sopra i 100 euro.
“La destra – spiega Favia -, che non sa cosa fa la sinistra. È evidente che c’è stato un cortocircuito, ma vedere il Comune presentarsi in giudizio e pretendere il pagamento della sanzione è stato quantomeno ridicolo. Pagherò la multa, io posso perché ho uno stipendio, ma così facendo molte persone non potranno permettersi di fare i volontari. Lì eravamo impegnati assieme alle associazioni come Incontra e Arcobaleno. L’altro nostro amico multato ha già detto che andrà fino in Cassazione. In questa vicenda tutti hanno fatto il loro dovere, il Comune, i vigili zelanti e il giudice: noi volontari siamo però quelli penalizzati”.
Alle parole di Favia si aggiungono le considerazioni di Tedesco.
“Abbiamo cercato di far capire, documentando nel ricorso, le nostre motivazioni, il paradosso, il fatto che stessimo negli elenchi del Comune, ma non c’è stato nulla da fare. Abbiamo informato dell’accaduto l’assessora al Welfare Francesca Bottalico ma ci ha risposto che non ci può fare nulla. Ciò che è accaduto rimane una scortesia”.