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Salute

Cibi fermentati: quali sono i benefici e come riducono le infiammazioni

Scienziati ed esperti di nutrizione ribadiscono da anni che mangiare cibi fermentati con regolarità favorisce la digestione, contrasta l’insorgenza di malattie del tratto gastrointestinale e garantisce il corretto funzionamento dell’organismo

L'alimentazione assume un ruolo fondamentale nella vita di ognuno di noi, si fa spesso attenzione ai cibi alla loro origine a alle loro caratteristiche nutrizionali. Ultimamente l'attenzione ricade sul tema 'fermentazione e cibi fermentati', questo perché molti studi hanno dimostrato come questa categoria di alimenti agisce positivamente sull’intestino e sullo stato di salute generale dell'organismo. Scienziati ed esperti di nutrizione ribadiscono da anni che mangiare cibi fermentati con regolarità favorisce la digestione, contrasta l’insorgenza di malattie del tratto gastrointestinale e garantisce il corretto funzionamento dell’organismo. Ma i benefici non finiscono qui.

Secondo un recente studio condotto dai ricercatori dei dipartimenti di prevenzione e microbiologia della Stanford School of Medicine (Usa), e pubblicato sulla rivista scientifica Cell, un’alimentazione ricca di alimenti fermentati aumenta la biodiversità del microbiota intestinale - l’insieme dei microrganismi (batteri, virus e funghi) che popolano l’intestino -, rinforzando il sistema immunitario e tenendo bassi i livelli di infiammazione sistemica. I ricercatori hanno messo a confrontato gli effetti di due diete, una a base di cibi fermentati e un’altra ricca di fibre, e scoperto che la prima aumenta la diversità del microbiota intestinale e abbassa i marker di infiammazioni, mentre la seconda non modifica la composizione dei microbi intestinali né riduce i livelli di infiammazione sistemica.

Cos’è il microbiota

Anzitutto, è importante chiarire cos'è il microbiota. Lungo il tratto gastrointestinale vive una numerosa comunità di microbi (“microbiota intestinale”), 10 volte più grande di quella delle cellule umane, e il cui genoma (“microbioma intestinale”) contiene 100 volte più geni di quello umano. La colonizzazione dell’intestino da parte di questi batteri, virus e funghi inizia con la nascita e continua con l’avanzare dell’età fino alla formazione di una microflora che caratterizza ciascun individuo. Nei soggetti sani, la composizione del microbiota intestinale è estremamente diversificata, con una quantità di ceppi batterici benefici superiore a quelli potenzialmente dannosi. Livelli più elevati di biodiversità del microbioma intestinale migliorano lo stato di benessere dell’organismo: numerosi studi hanno, infatti, collegato questa elevata biodiversità a tassi più bassi di obesità, diabete di tipo 2, malattie metaboliche e altre patologie.

Lo studio 

I ricercatori della Stanford School of Medicine hanno reclutato 36 adulti sani e li hanno divisi in due gruppi. Al primo hanno chiesto di aumentare il consumo di alimenti ricchi di fibre, mentre al secondo hanno chiesto di mangiare molti cibi fermentati, tra cui yogurt, crauti, kefir, kombucha e kimchi. I partecipanti hanno seguito le diete per 10 settimane, mentre i ricercatori hanno analizzato campioni di sangue e feci raccolti durante un periodo di tre settimane prima dello studio, nelle 10 settimane della dieta e 4 settimane dopo la dieta, con l’obiettivo di individuare eventuali cambiamenti nel loro microbiota intestinale.

I risultati

Al termine delle 10 settimane, i ricercatori hanno osservato nei partecipanti del gruppo che aveva assunto alimenti fermentati, una maggiore biodiversità del microbiota intestinale associata a un livello più basso di 19 proteine infiammatorie, tra cui l'interleuchina-6, una proteina infiammatoria che tende ad essere elevata in malattie come il diabete di tipo 2 e l'artrite reumatoide. Al contrario, nei partecipanti del gruppo che ha assunto un alto contenuto di fibre, non è stata rilevata alcuna diminuzione complessiva di queste 19 proteine infiammatorie. In media, anche la biodiversità dei loro microbi intestinali è rimasta stabile. “Lo studio - ha dichiarato Justin Sonnenburg, Professore associato di Microbiologia e Immunologia presso la Stanford School of Medicine - fornisce un esempio sorprendente di come un semplice cambiamento nell’alimentazione può rimodellare il microbiota in una coorte di adulti sani”. 

Meglio una dieta ricca di fibre o di cibi fermentati? 

“I risultati dello studio - ha spiegato Erica Sonnenburg, ricercatrice nel Centro per gli studi sul microbioma umano della Stanford School of Medicine - suggeriscono che un aumento dell’assunzione di fibre da solo e in un breve periodo di tempo non è sufficiente per aumentare la diversità del microbiota. Quindi, aumentare il contenuto di fibre nell’alimentazione non ha gli stessi effetti benefici sul microbiota dei cibi fermentati”.

Alimenti fermentati e Paesi industrializzati 

Le persone che vivono nei Paesi industrializzati tendono ad avere una minore diversità microbica intestinale rispetto a quelle che vivono in Paesi non industrializzati. A inibire la crescita di microbi intestinali potenzialmente benefici, secondo alcuni scienziati, potrebbero essere le diete ricche di alimenti trasformati, lo stress cronico e l'inattività fisica, fattori che caratterizzano lo stile di vita di queste società. “Alla luce di questo nuovo studio - hanno dichiarato gli esperti -, gli alimenti fermentati potrebbero essere preziosi per contrastare la ridotta diversità del microbioma e l’aumento dell’infiammazione diffusi nelle società industrializzate".

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