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Giovedì, 28 Marzo 2024
Salute

Un'arma in più nel trattamento della leucemia mieloide cronica, anche un docente barese nel team di ricerca

Sulla prestigiosa rivista internazionale Leukemia (Impact Factor 11.5), periodico del gruppo Nature, sono stati pubblicati i risultati di un importante studio avente come obiettivo quello di standardizzare il monitoraggio molecolare della malattia residua misurabile nei pazienti affetti da leucemia mieloide cronica (LMC) ed in trattamento con gli inibitori della tirosin-chinasi

Lo studio appena pubblicato riporta i risultati dello sforzo congiunto dei centri europei finalizzato allo sviluppo di una metodologia per la standardizzazione del risultato generato dall’analisi con Real-TimePCR e, al contempo, alla formulazione di una serie di indicazioni operative che potranno essere adottate da tutti i laboratori che sono impegnati nel monitoraggio molecolare del biomarcatore nel paziente affetto da LMC.

Lo studio ha coinvolto 49 laboratori di 26 paesi europei (l’Italia è stata rappresentata dai centri di Bari, Bologna, Catania e Torino) ed è durato 5 anni. Tra gli autori dello studio il prof. Francesco Albano, responsabile del Laboratorio di Ricerca per le Scienze Ematologiche dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro afferente alla Struttura Complessa di Ematologia con annesso Trapianto diretta dal prof. Pellegrino Musto.

La LMC è una neoplasia del sangue caratterizzata dalla presenza di un gene di fusione, BCR-ABL (biomarcatore), il quale codifica per una proteina ad attività tirosin-chinasica che rappresenta il motore del processo leucemogeno. L’introduzione nella terapia della LMC degli inibitori della tirosin-chinasi ha radicalmente cambiato la prognosi della malattia. Oggi nella maggior parte dei pazienti il biomarcatore della malattia, grazie alla terapia, scende a livelli infinitesimali o non rilevabili (malattia residua misurabile); a questa situazione, che viene definita tecnicamente “stato di risposta molecolare profonda”, corrisponde la remissione della malattia. In base alle conoscenze attuali, una volta raggiunta la remissione la terapia deve essere continuata indefinitamente. Ciononostante, i pazienti che hanno avuto un periodo di trattamento di durata sufficiente ed hanno ottenuto una risposta molecolare profonda e stabile, potrebbero essere avviati alla sospensione della terapia. Tuttavia, in quest’ultima circostanza, non è possibile prevedere se ci sarà una recidiva della malattia. Per questo motivo i pazienti che sospendono il trattamento vengono avviati ad un frequente monitoraggio molecolare del biomarcatore; nel caso la valutazione del monitoraggio dovesse dare un esito positivo (ricomparsa del biomarcatore) il paziente riprenderà la terapia, senza incorrere in alcun rischio. Il monitoraggio molecolare rappresenta quindi uno strumento imprescindibile per il management terapeutico del paziente affetto da LMC. La tecnica di laboratorio al quale è affidato questo importantissimo compito si chiama Real-Time PCR e, nel rilevamento di piccolissime quantità di cellule leucemiche, la sua performance può non essere riproducibile (cioè si può avere, a parità di campione analizzato, un diverso risultato da laboratorio a laboratorio); questa circostanza rappresenta un punto critico che può avere importanti ripercussioni sulla gestione terapeutica del paziente.

Il Laboratorio di Scienze Ematologiche dell’Università di Bari si occupa da più di 15 anni dello studio delle alterazioni molecolari delle neoplasie del sangue e di ricerca traslazionale per lo sviluppo di test diagnostici. E’ inoltre l’unico centro di diagnostica avanzata di oncoematologia in Puglia (e non solo) con tutti i requisiti di standard richiesti dalle reti nazionali ed europee LabNet, JakNet, ERIC ed EUTOS

(https://www.nature.com/articles/s41375-022-01607-z)

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