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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Salute

L’Istituto Tumori di Bari in prima linea per l'ematologia oncologica: una ricercatrice barese a capo del progetto di ricerca sui linfomi

La ricercatrice barese, Maria Carmela Vegliante, coordinerà il lavoro del team di ricerca dell'istituto oncologico barese e dei colleghi dell'Istituto Europeo di Oncologia di Milano e della Fondazione Italiana Linfomi, con cui il progetto è stato candidato al bando nazionale Roche per la ricerca 2020

Sarà una ricercatrice barese, Maria Carmela Vegliante, a guidare il progetto di ricerca sui linfomi che ha vinto il bando 2020 della fondazione 'Roche', per la sezione ematologia oncologica. Vegliante, biotecnologa, 39 anni, ricercatrice dell'Istituto Tumori 'Giovanni Paolo II' di Bari, coordinerà il lavoro del team di ricerca dell'istituto oncologico barese e dei colleghi dell'Istituto Europeo di Oncologia di Milano e della Fondazione Italiana Linfomi, con cui il progetto è stato candidato al bando nazionale. Vegliante è un ‘cervello di ritorno’: laureata a Bari, ha lavorato per 5 anni a Barcellona, in un centro di ricerca oncologica fra i più importanti a livello mondiale, per poi tornare a Bari con una borsa di studio e ora con un contratto di ricerca.

Il premio da 50 mila euro permetterà di approfondire, per un anno, uno studio già in corso su uno specifico tipo di tumore del sangue, il linfoma diffuso a grandi cellule B, particolarmente frequente e aggressivo. Un'alta percentuale di pazienti ammalati di questo tipo di linfoma, infatti, non risponde adeguatamente alla tradizionale immuno-chemioterapia. Di qui, la necessità di trovare nuove strade per curare questo tipo di tumore, con cure sempre più personalizzate, a partire proprio dallo studio delle cellule prelevate dai pazienti. Saranno infatti sviluppati modelli di colture cellulari tridimensionali e tumoroidi con cui 'mimare' il comportamento di queste cellule per studiare più nel profondo il loro funzionamento e capire come 'attivarle' per favorire la cura. Tutti i dati clinici raccolti saranno poi esaminati e analizzati per 'predire' l'efficacia delle terapie.

«Questo studio – spiega a riguardo Vegliante – fa parte di un filone di ricerca sul microambiente più ampio che il laboratorio di diagnostica ematologica e terapia cellulare del nostro Istituto porta avanti già da alcuni anni». Il laboratorio, al cui interno lavorano oggi dieci medici e sei ricercatori, è coordinato da Sabino Ciavarella e afferisce all'unità operativa di ematologia, diretta da Attilio Guarini. «Per la valutazione dei progetti di ricerca, la Fondazione 'Roche' si avvale di una commissione indipendente di esperti. Fondamentale, per noi, è il lavoro di squadra multidisciplinare che c'è dietro un progetto di ricerca di questo tipo. Il nostro team è composto di diversi professionisti, come medici, biologi, ingegneri, finanche matematici e le varie competenze rappresentano una grande ricchezza per il gruppo: ognuno 'guarda' alla malattia in base alle proprie competenze e così il gruppo allarga le prospettive di ricerca per la cura».

«Orgogliosi di questo risultato, che testimonia l'impegno dei nostri ricercatori per intercettare, anche attraverso fondazioni private, borse di studio, bandi di gara, risorse essenziali per la ricerca» commenta a riguardo Angelo Paradiso, direttore scientifico dell'Istituto tumori di Bari. «I tumori si combattono non solo in corsia ma anche in laboratorio», riferisce il commissario straordinario Alessandro Delle Donne, «ed è per questo che garantiremo sempre il massimo sostegno a questi giovani ricercatori che oggi seminano speranza per noi e per i nostri pazienti».

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