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Cronaca

Aqp, Monteforte si difende: "Mandato via per motivi infondati"

L'amministratore unico dell'Acquedotto, licenziato per aver assunto irregolarmente il direttore generale dell'ente, replica alle accuse: "La Regione sapeva del contratto"

Ivo Monteforte non ci sta. All'indomani della decisione dei soci di Acquedotto Pugliese di revocare il suo mandato di amministratore unico di Aqp, il manager si difende e respinge le accuse. Lo fa in una nota, esprimendo la sua amarezza per l'accaduto, e bollando come "infondate"  le motivazioni addotte  per il suo licenziamento.

IL CASO - Due giorni fa Vendola ha annunciato la decisione dei soci di Aqp di revocare il mandato di Monteforte dopo i rilievi mossi dalla Corte dei Conti, che ha constatato l'irregolarità del contratto di lavoro concesso al direttore generale Massimiliano Bianco. "La ragione di tale decisione - ha spiegato Vendola - attiene all'obbligo di osservanza ai rilievi di legittimità formulati dalla Corte dei conti e dal collegio dei sindaci, sulla trasformazione da tempo determinato a tempo indeterminato del contratto dirigenziale di lavoro del direttore generale".

LA DIFESA - Ma Monteforte respinge le accuse, sostenendo che la Regione fu informata di quella stabilizzazione, per la quale diede il suo ok. "Il 19 ottobre 2010 - scrive l'ex manager di Aqp in una nota - veniva da me deliberata la trasformazione del contratto". "L'azionista Regione Puglia - continua - aveva avuto piena contezza nel corso dell'assemblea del 3 novembre 2012, del contratto a tempo determinato del Direttore Generale, adunanza nella quale il medesimo azionista aveva altresì dichiarato di voler mantenere fermo tale contratto". Insomma, sostiene Monteforte, sebbene dopo la trasformazione del contratto la Regione ne fu informata e diede la sua approvazione. Inoltre, rileva ancora il manager, la correttezza della decisione "è stata confermata da tre esaustivi pareri legali di giuristi di chiara fama nazionale". Monteforte continua poi la sua nota elencando i risultati positivi ottenuti da Aqp durante il suo mandato e conclude: "Di questi anni rimarranno i risultati, l'amarezza di un epilogo doloroso dei rapporti anche personali con l'azionista e la serenità di aver sempre agito legittimamente".

LE REAZIONI POLITICHE - Intanto la notizia del licenziamento di Monteforte ha provocato le reazioni dell'opposizione in Consiglio regionale, che ha chiesto a Vendola di riferire sulla vicenda. "L’Acquedotto pugliese, la più grande azienda della Puglia e il più grande Acquedotto d’Europa, - ha scritto ieri il capogruppo Pdl Rocco Palese - è l’emblema del fallimento di otto anni di governo della sinistra in Puglia. Oggi il Presidente Vendola manda via Monteforte come a dicembre 2006 mandò via Petrella (peraltro pure dimissionario), adducendo motivazioni, presunte censure della Corte dei Conti e presunte irregolarità commesse da Monteforte nella trasformazione a tempo indeterminato del contratto del Direttore Generale di AQP. E’ indispensabile che la prossima seduta del Consiglio regionale, quindi ben prima della nomina del nuovo Amministratore Unico di AQP, si apra con una informativa urgente del Presidente Vendola al Consiglio regionale e con la distribuzione a tutti i consiglieri della documentazione che ha indotto il Presidente ad assumere ieri la decisione di licenziare Monteforte". "In tal senso - ha annunciato Palese - già questa mattina ho inviato formale richiesta al Presidente del Consiglio Regionale, Introna. Il Consiglio non può essere esautorato dal diritto/dovere di essere informato e di assumere determinazioni in merito all’Acquedotto Pugliese. Né il Consiglio né Aqp possono essere relegati dal Presidente Vendola al mero ruolo di vetrine mediatica per enfatizzare battaglie sull’acqua pubblica".

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