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Cronaca

An anarchist life

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di BariToday

AN ANARCHIST LIFE di Ivan Bormann e Fabio Toich e LA MEMORIA DEGLI ULTIMI di Samuele Rossi sono storie di ordinari eroi del nostro passato: il primo racconta la vita dell'anarchico triestino Umberto Tommasini; il secondo è un viaggio emotivo nelle memorie di alcuni degli ultimi testimoni della guerra partigiana - sei uomini e una donna ultraottantenni - che ci consegnano un importante pezzo della nostra storia. Le due opere cinematografiche sono in concorso al Bif&st di Bari programmato per il 5-12 aprile 2014.
Il documentario sul "fabbro anarchico" è programmato per martedì 8 aprile al prezzo d'ingresso, simbolico, di 1 euro.
Di seguito riportiamo la recensione - pubblicata su "Il Piccolo di Trieste" - del documentario trasmesso su RaiTre il 23 febbraio scorso.

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da Il Piccolo del 23 febbraio 2014 - Pagina 61 - Cultura e spettacoli
È un film la vita dell'anarchico Tommasini
Oggi su RaiTre il documentario di Ivan Bormann e Fabio Toich sul fabbro triestino che fondò il gruppo Germinal
Umberto Tommasini, un fabbro anarchico triestino. Ma soprattutto un concentrato di vita, uno che ha lasciato il segno in ogni persona che ha incontrato ancor più che nella storia. Un fabbro anarchico triestino ma anche un bombarolo, un militante, un combattente, un confinato, e a suo modo sempre un vincente, determinato com'era a incarnare quel suo inesauribile sogno di libertà. Oggi, alle 9.45 su RaiTre (replica mercoledì alle 21.10 sul canale 103 del digitale terrestre), verrà trasmessa l'anteprima del documentario "An Anarchist life", omaggio di Ivan Bormann e Fabio Toich, autori triestini catturati dal fascino del personaggio. «Abbiamo letto il libro di Claudio Venza e Clara Germani "L'anarchico Triestino" - spiegano - scritto nell'84 trascrivendo delle registrazioni in cui Umberto aveva raccontato la sua vita».

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«In un primo momento abbiamo semplicemente voluto condividere una lettura appassionante», precisa Bormann, che ammette poi di aver accolto con entusiasmo l'idea del socio di farci un film. «Ne abbiamo parlato anche assieme agli autori del libro - spiega ancora - e così abbiamo deciso di sviluppare l'adattamento per un documentario». Una produzione a bassissimo costo tutta triestina che ha ottenuto il contributo del Fondo Regionale per l'Audiovisivo per lo sviluppo, e alla quale hanno partecipato Drop Out, la IG coop. di Omar Soffici, il direttore della fotografia Daniele Trani, la scenografa Belinda De Vito e DJ Glitch, autore della colonna sonora. Il film ricostruisce la vicenda umana e politica di Tommasini, esponente dell'anarchismo europeo del secolo scorso, nato a Vivaro nel 1896 ma vissuto prevalentemente a Trieste. Partendo dal suo ambiente familiare (con tanto di biblioteca sociale in una delle due stanze di casa) e il suo arrivo in città, i primi scontri di piazza fra italiani e austriaci, e poi la guerra, soprattutto quella di Spagna, alla quale partecipò con impeto pensando che lì avrebbe potuto finalmente realizzare i suoi ideali rivoluzionari. Dopo la delusione, il rientro, prima in Francia e poi ancora a Trieste dove riprese il mestiere di fabbro e nel '68, ormai settantenne, fondò il gruppo Germinal assieme a tanti giovani coi quali si trovava sempre a suo agio. Un modo di concepire la politica che legittima Venza a sostenere che per Tommasini l'anarchismo è "un modo sostenibile di vivere e non solo una fase giovanile della vita". «Era empatico con il mondo - aggiunge Toich - non si sarebbe mai chiuso in una torre d'avorio teorizzando su questioni ideologiche, era sempre calato nella società». Su di lui anni fa si era espresso anche Claudio Magris, quando gli si chiese se a suo parere Tommasini potesse dirsi un uomo felice. Rispose che non sapeva se fosse felice, ma di sicuro era un uomo "risolto".

Umberto-Tommasini-Germinal

La sua figura emerge in maniera vivida dai racconti di amici e familiari seduti attorno a un tavolo nella casa di Vivaro, attingendo anche a materiale d'archivio, analogie prese in prestito dal cinema intercalate da inserti animati (Fabio Babich), la voce narrante di Anita Kravos e le letture di Pino Cacucci, Ascanio Celestini e Simone Cristicchi. Lo schema del documentario storico biografico, richiama in parte il precedente lavoro del duo Bormann-Toich, "Sconfinato - Storia di Emilio", in cui si raccontava di Emilio Coslovi, prete operaio, interprete radicale del messaggio evangelico, puro e testardo fino a farne una malattia, che in qualche modo rappresenta l'antitesi di Umberto Tommasini. «Due personaggi complementari e antitetici» ammette Bormann, e Toich aggiunge: «Ci interessano personaggi presi nell'ingranaggio della storia. Mentre Coslovi implode, Tommasini ne esce alla grande. Il suo vero messaggio non è quello di vivere in maniera anarchica, ma piuttosto di vivere in maniera piena».

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