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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Arresto gip De Benedictis, non solo corruzione, c'è l'ipotesi della rivelazione di segreti d'ufficio: "Mazzette consegnate anche al bar"

Il gip di Lecce ha convalidato la richiesta arrivata dalla dda nei confronti del magistrato e dell'avvocato penalista Chiariello. Al centro dell'inchiesta, la scarcerazione di uno dei clienti dell'avvocato Giancarlo Chiariello. De Benedictis si era dimesso dalla magistratura dopo essere stato visto ricevere il denaro

Doppio arresto nella giustizia barese per un presunto accordo corruttivo finalizzato a una sentenza 'pilotata'. In carcere sono finiti il gip del Tribunale di Bari, Giuseppe De Benedictis, e un avvocato penalista, Giancarlo Chiariello, entrambi arrestati su disposizione del gip di Lecce, accogliendo le richieste cautelari della Dda.

Secondo l'accusa, i due avrebbero stretto un accordo corruttivo in base al quale il giudice avrebbe emesso provvedimenti di scarcerazione in favore degli assistiti dell’avvocato Chiariello. De Benedictis nei giorni scorsi ha presentato richiesta di dimissioni dalla magistratura.

L'impianto accusatorio

L’ipotesi su cui fonda l’impianto accusatorio della Dda di Lecce, come spiegato dalla Procura, è che De Benedictis avrebbe ricevuto somme di denaro in contante, consegnate presso l’abitazione e lo studio del legale, oltre che all’ingresso di un bar sito nelle vicinanze del nuovo Palazzo di Giustizia di Bari, affinché emettesse provvedimenti ”de libertate” favorevoli agli assistiti dell’avvocato Chiariello. I soggetti beneficiati, in gran parte appartenenti a famiglie mafiose o legate alla criminalità organizzata barese, foggiana e garganica, potendo contare sullo sperimentato accordo corruttivo tra il giudice e l’avvocato di cui sopra, (circostanza peraltro nota da tempo nell’ambiente criminale per come riferito dai collaboratori di giustizia), in cambio della corresponsione di somme di denaro, riuscivano ad ottenere provvedimenti di concessione di arresti domiciliari o remissione in libertà, pur essendo sottoposti a misura cautelare in carcere per reati anche associativi di estrema gravità, che gli consentivano di rientrare nel circuito criminale, con indubbio vantaggio proprio, del difensore e delle stesse organizzazioni criminali.

Nel corso dell’attività captativa sono state registrate conversazioni in cui il gip barese e Chiariello discutono sulle strategie più idonee affinché il giudice possa motivare i provvedimenti più favorevoli ai clienti del predetto avvocato, contano il denaro poi consegnato al De Benedictis, ovvero discutono sugli  importi da imputare alla corruzione (ciò tanto all’interno dell’ufficio del GIP tanto all’interno dell’ascensore del palazzo ove il Chiariello abita, presso i quali gli indagati si sono ripetutamente incontrati e sono stati ripresi, con contestuale registrazione delle conversazioni, dalle telecamere nei pressi installate).

Durante le indagini si è così scoperto che, nella giornata del 9 aprile scorso, a seguito di appuntamento fissato con modalità criptiche da collaboratori dello studio Chiariello, così come avvenuto in altre occasioni, il De Benedictis si sarebbe recato presso l’abitazione del legale per riscuotere il prezzo della corruzione dovuto per la concessione degli arresti domiciliari in favore di Ippedico Antonio, attinto da precedente ordinanza applicativa di misura cautelare in carcere per il reato di cui all’articolo 416 bis c.p., e successivamente collocato agli arresti domiciliari.

I militari, quindi, avevano beccato De Benedictis mentre si incontrava con Chiariello, per poi salire nel’attiguo studio legale dello stesso alle ore 8 del mattino, e tornare dopo qualche minuto con materiale cartaceo nelle mani e quindi, senza mai essere perso di vista dagli stessi carabinieri, salire sull’auto e recarsi in ufficio. Qui giunto il De Benedictis, ripreso dalle telecamere ivi installate con provvedimento di questo ufficio, tirava fuori una busta piena di banconote dal giubbotto e la riponeva nelle tasche dei pantaloni. A questo punto i Carabinieri intervenivano e procedevano ad eseguire decreto di perquisizione già emesso da questa Procura della Repubblica, sequestrando la somma in contante di circa euro 6.000.

Nell’immediatezza dei fatti il De Benedictis rilasciava a verbale dichiarazioni spontanee con le quali ammetteva di avere ricevuto poco prima dal Chiariello la somma in questione “per il disturbo” e di volersi dimettere dalla magistratura per la vergogna. La perquisizione veniva quindi estesa presso l’abitazione del magistrato ove, occultate in alcune prese per derivazioni elettriche, venivano rinvenute e sequestrate numerose mazzette di denaro per importi variabili tra 2.000 e 16.000 € per un totale di circa 60mila euro, da imputare, in base all’interpretazione degli elementi di prova acquisiti, alla descritta attività corruttiva. Sono inoltre stati raccolti elementi tali da ipotizzare che altri indagati siano coinvolti, oltre che in condotte corruttive, anche in fatti di rivelazione di segreti d’ufficio per avere acquisito e divulgato, illecitamente, notizie custodite in banche dati riservati e, relative a dichiarazioni di collaboratori di giustizia ancora segrete.

"Oltre a ribadire il grande apprezzamento per l’eccellente lavoro svolto e la grande professionalità dimostrata dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Bari, questo ufficio desidera rivolgere un sentito ringraziamento all’Autorità Giudiziaria di Bari e Trani per la collaborazione istituzionale prestata e le segnalazioni trasmesse, che hanno consentito di concludere un’indagine assolutamente doverosa, anche se al tempo stesso dolorosa per tutti noi - prosegue la Procura in una nota - È opinione di questa Procura della Repubblica che la collettività, sia pure nel comprensibile disagio e disorientamento determinato dalla vicenda, possa trovare motivo di sollievo nella circostanza che proprio l’Istituzione Giudiziaria possieda gli anticorpi necessari per colpire i comportamenti devianti, e abbia, ancora una volta nella nostra regione, dimostrato di saper guardare al proprio interno e individuare le più gravi criticità. E’ oggi più che mai necessario che, insieme all’Avvocatura, tutti gli Uffici Giudiziari proseguano nel proprio impegno volto ad assicurare un servizio efficiente e trasparente per la collettività".

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