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Cronaca

I Raggi Gamma ad alta energia avvistati in cielo: due docenti dell'Università e del Politecnico nel team di ricerca

I Gamma Ray Burst (GRB) si formerebbero dalla 'morte' di stelle molto massicce o alla fusione di stelle di neutroni. Lo straordinario avvistamento è avvenuto nella serata del 14 gennaio: Nicola Giglietto e Elisabetta Bissaldi ne hanno parlato in tre articoli sulla rivista Nature

I segreti dei raggi gamma spaziali ad alta energia si rivelano alla scienza. E se è così, è grazie a un team di ricerca internazionale che conta anche due docenti del dipartimento di Interateneo di Fisica dell'Università 'Aldo Moro' e del Politecnico di Bari, tra gli autori dei tre articoli sull'osservazione dei Raggi Gamma sulla rivista scientifica 'Nature', pubblicati il 21 novembre scorso, e di quello che sarà pubblicato prossimamente sull'Astrophysical Journal. A collaborare, quindi, è stato anche Nicola Giglietto, responsabile per l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), della collaborazione MAGIC e professore di Fisica Generale del Politecnico di Bari nel Dipartimento Interateneo di Fisica.

L'osservazione

Al centro degli articoli, il particolare avvenimento osservato il 14 gennaio scorso: sono le 20 e 57 minuti (21:57 in Italia) quando alla Pennsylvania State University il satellite Swift riversa un lampo gamma molto luminoso e ne fornisce le coordinate. L’evento viene soprannominato GRB 190114C (il numero indica la data della scoperta). Proviene della costellazione della Fornace, nel cielo australe. Quasi contemporaneamente, l’evento straordinario, viene segnalato dal satellite Fermi a due telescopi dell'osservatorio Major Atmosferico Gamma Imaging Cherenkov (MAGIC), situato a Las Palma, Isole Canarie, in Spagna. Nel giro di una manciata di secondi i pesanti telescopi riescono ad orientare le due parabole di 17 metri nella direzione indicata e a cogliere per la prima volta una straordinaria emissione di raggi gamma di altissima energia (le esplosioni di raggi γ o GRB - Gamma Ray Burst - possono rilasciare in un secondo la quantità di energia che il Sole produrrà durante la sua intera vita !). È l’inizio di una nuova era per lo studio dei raggi gamma.

I Gamma Ray Burst

È lo stesso Giglietto a spiegare l'importanza dei Gamma Ray Burst (GRB), avvistati per la prima volta 50 anni fa. Si pensa che questa emissione, visibile come raggi X e gamma, sia connessa alla fine di stelle molto massicce o alla fusione di stelle di neutroni. Nel processo di collasso dell’oggetto iniziale, che darà luogo ad un buco nero, si ha una rapida emissione di “jet” di particelle di durata tipicamente intorno al minuto.

Dalle osservazioni da satellite degli ultimi decenni, abbiamo capito che questa emissione è seguita da una successiva emissione, prolungata e spesso visibile a energie più basse, la cui osservazione richiede il coordinamento del maggior numero possibile di telescopi.

Tuttavia proprio questo coordinamento è complesso: i satelliti hanno poche decine di secondi per valutare se il segnale osservato è un possibile GRB, mandando quindi un segnale di allerta ai telescopi, i quali dalla Terra devono puntare verso le coordinate dell’oggetto sperando di avere anche buoni condizioni osservative (di notte, cielo sereno ecc.).

Nel GRB avvistato a gennaio si è osservata per la prima volta un’emissione di altissima energia, migliaia di miliardi di volte più energetica della luce visibile, stabilendo quindi una nuova frontiera di osservazione di questi oggetti. "Cosa ancor più notevole è il fatto che l'emissione è durata quasi un paio d'ore dall'inizio dell'osservazione - spiega Elisabetta Bissaldi, ricercatrice del Politecnico di Bari e dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare di Bari, autrice di questo e di altri articoli apparsi su “Nature - Catturare questa emissione così a lungo dopo la rilevazione del GRB è sia una sorpresa che un'importante nuova scoperta".

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