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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Sequestrati beni per quasi 11 milioni all'avvocato barese Chiariello: "Onorari fino a 100mila euro, ma dichiarava redditi modesti"

Il provvedimento eseguito dalla Finanza per l'ipotesi di reato di dichiarazione infedele dell’Iva e delle imposte sui redditi dovute all'Erario tra il 2014 e il 2019. Il penalista è imputato a Lecce con l'ex gip De Benedictis per presunte corruzioni in atti giudiziari

Beni del valore complessivo di 10,8 milioni di euro, tra cui prestigiosi immobili a Bari e disponibilità finanziarie, sono stati sottoposti a sequestro preventivo dai finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Bari, nei confronti dell'ex avvocato penalista barese Giancarlo Chiariello. Il provvedimento, emesso dal gip su richiesta della Procura di Bari, riguarda l'ipotesi di reato di dichiarazione infedele dell'Iva e delle imposte sui redditi dovute all'Erario, tra il 2014 e il 2019.

Chiariello è imputato a Lecce con l'ex gip del Tribunale di Bari, Giuseppe De Benedictis, per episodi di presunte corruzioni in atti giudiziari. Le indagini, svolte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Bari, sono state avviate all'incirca un anno fa, quando, al momento dell'arresto del legale, presso l’abitazione del figlio, furono trovati tre zaini della somma pari a circa 1,1 milioni di euro in contanti. Nel corso dell'interrogatorio di garanzia, Chiariello aveva "riconosciuto come proprie" le somme di denaro sequestrate, "indicandole - spiegano i finanzieri - come i risparmi di vent'anni derivanti dai pagamenti dei clienti per l'attività professionale prestata".

Durante una successiva perquisizione nello studio legale è stata sequestrata documentazione relativa a 239 fascicoli processuali, "utile all’identificazione della sua clientela e alla quantificazione del volume dei compensi professionali effettivamente percepiti". I successivi approfondimenti, anche sulle base delle dichiarazioni rese da alcuni collaboratori di giustizia ex clienti dell'avvocato, avrebbero quindi permesso, "di appurare la dichiarazione al Fisco di compensi per importi largamente inferiori rispetto a quanto dichiarato dai collaboratori di giustizia e rispetto ai parametri indicati nelle cosiddette “tabelle professionali”".

In particolare, i suoi ex clienti avrebbero rivelato che l'onorario del penalista "ammontava a 10 mila euro, per raggiungere l’importo di 100 mila euro per il patrocinio in Cassazione a fronte di un’accusa per omicidio". "Pagamenti effettuati tutti in contanti - hanno ricostruito i finanzieri - , in violazione della normativa antiriciclaggio e senza il rilascio di alcun documento fiscale".

I finanzieri hanno quindi eseguito "accurate indagini patrimoniali finalizzate a ricostruire l’effettiva capacità di spesa del nucleo familiare dell’indagato, risultata - nonostante i modesti redditi dichiarati, oscillanti nel periodo 2016-2019 tra i 60 e i 26mila euro - particolarmente elevata, come dimostrato dall’acquisto e dal possesso di auto di lusso, di gioielli e di consistenti disponibilità finanziarie derivanti da titoli di credito, obbligazioni, depositi e conti correnti". Di qui, l’impostazione accusatoria accolta gip presso il Tribunale di Bari (fatta salva la valutazione nelle fasi successive con il contributo della difesa), secondo cui "il penalista - tra il 2014 e il 2019 - avrebbe evaso l’i.v.a. e le imposte sui redditi dovute all’Erario per oltre 10,8 milioni di euro".
 

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