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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Bari Vecchia / Piazza Libertà

Cartelli arcobaleno, striscioni e cori: in piazza Libertà la marea (distanziata) del Bari Pride 'statico'

In centinaia si sono riversati davanti alla Prefettura, rispettando i distanziamenti, per manifestare a favore dei diritti della comunità Lgbtqi

È un Bari Pride diverso dal solito, ma sempre partecipato, quello andato in scena nel pomeriggio a Bari. In centinaia si sono dati appuntamento davanti alla Prefettura di Bari per difendere i diritti della comunità Lgbtqi. Sempre nel rispetto delle norme antiCovid: gli organizzatori hanno fatto distanziare di almeno un metro e mezzo ciascun partecipante che non fosse congiunto (con l'aiuto di segnali grafici sul pavimento), contingentando gli ingressi, misurando la temperatura e chiedendo di indossare la mascherina.

Non mancano però, nello spirito del Pride, musica, cori e striscioni con messaggi contro l'omofobia. Agli stessi partecipanti sono stati distribuiti cartelli multicolore per ricreare un disegno arcobaleno. La manifestazione si è aperta con l'omaggio Sara Hijazi, l'attivista 30enne morta in cella a causa delle sue lotte a favore della comunità Lgbtqi in Egitto.

Le rivendicazioni dei manifestanti

Negli scorsi giorni è stato pubblicato un documento con le rivendicazioni territoriali da portare in piazza durante l'evento. Eccole:

Stabilizzazione servizi sanitari del Policlinico di Bari per le persone trans 
A partire dal 2003, presso l’azienda ospedaliero-universitaria del Policlinico di Bari, è presente il “Day Hospital per i Disturbi dell’identità di genere”, istituito formalmente come servizio regionale con Deliberazione di Giunta Regionale n. 1324, informalmente già attivo dagli anni ‘80.
Il suo obiettivo principale è quello di prendere in carico persone che vivono una specificità legata alla propria identità di genere. Ogni prestazione erogata da questo servizio è gratuita - con la sola eccezione delle spese per l'acquisto delle cure ormonali.

Il servizio rappresenta l’unico riferimento in tutto il Sud Italia che in modo sinergico si occupa delle problematiche connesse ai disturbi dell’identità di genere. Nel corso degli anni ha registrato un aumento della richiesta di sostegno psicologico-psichiatrico e di presa in carico di soggetti transessuali (è l'unico centro in Italia che garantisce assistenza psicologica per tutta la durata del percorso).

Già centro di eccellenza per la fascia adulta, sta registrando un aumento della richiesta anche da parte di adolescenti con problematiche sull’identità di genere. Ciononostante, il fatto che a distanza di 16 anni dalla sua nascita, il DH conservi la natura di "progetto", costringe periodicamente i professionisti e le professioniste che ci lavorano - nonché i pazienti e le pazienti in cura - a sospendere percorsi (necessariamente lunghi) che non possono né devono essere sospesi. Il continuo rischio di interruzione implica l'annullamento degli effetti positivi già ottenuti e genera instabilità; fughe verso percorsi privati nella migliore delle ipotesi o, molto più spesso, verso canali poco affidabili; liste d'attesa sempre più lunghe e sperpero di denaro pubblico.
 
Chiediamo pertanto che questo servizio venga istituito in maniera stabile e duratura, e che continui a essere assicurata la presenza di psicologi durante tutto il percorso di transizione (peculiarità che oggi caratterizza il servizio offerto presso il Policlinico di Bari).

Approvazione ddl regionale contro l'omolesbobitransfobia

L’approvazione del ddl nazionale non implica che il disegno di legge regionale diventi superfluo, ed è per questo che chiediamo l’approvazione il ddl n. 253 del 14/11/2017 - “Norme contro le discriminazioni e le violenze determinate dall'orientamento sessuale e dall'identità di genere”. La Puglia potrebbe essere la sesta regione in Italia ad avere una legge regionale atta a introdurre: 

formazione e informazione su orientamento sessuale e identità di genere, sia nel mondo di scuole e università che nel mondo del lavoro; 
politiche di inclusione e riqualificazione professionale per chi abbia subìto discriminazioni in ragione del proprio orientamento sessuale o della propria identità di genere sul luogo di lavoro; 
maggiore assistenza sanitaria e psicologica (con particolare riguardo ai percorsi di transizione); 
supporto economico e abitativo a chiunque abbia subito violenze o sia stato cacciato di casa in ragione della propria sessualità, mediante i servizi sociali; 
la promozione di eventi culturali che diffondano la cultura dell'integrazione e della non-discriminazione; 
garanzie del CORECOM affinché la programmazione televisiva e radiofonica locale e regionale, nonché i messaggi commerciali e pubblicitari, non contengano messaggi discriminatori e lesivi della pari dignità sociale riconosciuta alle soggettività LGBTQI

Benché possa risultare sovrapponibile al ddl contro l’omo-lesbo-bi-transfobia e la misoginia (e con l’auspicio che quest’ultimo venga approvato senza stralci), questo disegno di legge in realtà andrebbe a integrarsi reciprocamente con quello di respiro nazionale, e risulta più avanzato rispetto ad alcune politiche che - se messe in atto - rafforzerebbero i servizi di assistenza sul territorio rivolti alle persone LGBTQI+ (in ambito lavorativo, per esempio); più diretto inoltre risulta il piano d’azione dentro e fuori da Scuole e Università, che è fondamentale per innescare un cambiamento culturale.

Un rifugio per le persone lgbtqi+
Le violenze domestiche e le situazioni di marginalità estrema mettono ogni giorno a rischio la vita di tantissime persone LGBTQI+, per mano dei propri familiari o di chi, fingendo di aiutarli, sfrutta la loro fragilità. È necessario, oltre che operare direttamente sulle cause della discriminazione, dell’omo-lesbo-bi-transfobia, dell’esclusione dal mondo del lavoro, impegnarsi per la costruzione di percorsi sicuri di fuoriuscita dalla violenza. A oggi, il maggiore ostacolo all’allontanamento dai contesti violenti è dato dalla condizione di subalternità economica che si vive, e che vede le vittime immerse in contesti completamente alienati, difficili da rintracciare senza un’azione mirata e ben consapevole delle dinamiche che è necessario scardinare. In supporto e rafforzando le reti Anti Violenza già esistenti e rivolte alle donne vittime di violenza di genere, chiediamo che si istituiscano rifugi per minori e adulti LGBTQI+ vittime di violenza per il loro orientamento sessuale o per la loro identità di genere, che possano fornire un supporto in un ambiente sicuro, ben formato rispetto a tali dinamiche, e che possa restituire loro la forza delle comunità territoriali, l’emancipazione da contesti tossici o violenti, e autodeterminazione.

Iscrizione anagrafica migranti e nativi senza fissa dimora presso il Comune di Bari

A oggi migliaia di persone nella nostra città vivono una condizione di emergenza abitativa, con quasi 1700 sfratti nel 2018, denunce di condizioni di fortissimo disagio, con abitazioni/tugurio sovraffollate affittate a persone che, per condizione economica o perché vivono uno stigma per la propria nazionalità o identità in generale, non possono accedere ad altro. A queste persone, molte senza contratto regolare e quindi legalmente senza dimora, si uniscono migliaia di persone, cittadini migranti o nativi, che vivono a tutti gli effetti in strada o in residenze temporanee: tutti coloro che non hanno un indirizzo di residenza non solo vivono l’ingiustizia di non avere diritto alla casa, ma sono anche esclusi dall’accesso all’assistenza sanitaria e a tanti strumenti di welfare. Come Bari Pride sosteniamo questa battaglia, e chiediamo che, insieme alla riqualificazione di spazi abbandonati, all’utilizzo dei beni immobili confiscati e alla creazione di nuovi alloggi popolari, venga subito garantita l’iscrizione all’anagrafe con un indirizzo convenzionale alle persone senza dimora, affinché non siano ulteriormente marginalizzate e possano, attraverso una piccola accuratezza burocratica, avere accesso a servizi di base (quali ad esempio le cure mediche) e a strumenti adeguati a migliorare la loro condizione di vita.
 

Legge sulla doppia preferenza di genere
Tra pochi mesi la Regione Puglia si recherà alle urne per il rinnovo del Consiglio Regionale e l’elezione del nuovo Presidente. Ad oggi, la nostra Regione insieme ad altre 5 (Liguria che andrà al voto nel 2020, più Piemonte, Calabria, Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia) si trova a non aver applicato, nel suo regolamento elettorale regionale, la legge 20/2016 sulla promozione delle pari opportunità tra donne e uomini nell’accesso alle cariche elettive, che prevede la doppia preferenza sulla scheda elettorale con facoltà di attribuire massimo due preferenze, di cui una riservata a un candidato di sesso diverso, pena l'annullamento della preferenza successiva alla prima. Dopo oltre 8 anni di richieste da parte delle realtà femministe e delle donne, il Consiglio dei Ministri ha dichiarato il 25 Giugno che sarebbe intervenuto direttamente per l’adeguamento di tali regolamenti. Oggi il Consiglio Regionale pugliese vive una vera e propria segregazione di genere, con 46 consiglieri e solo 5 consigliere: la doppia preferenza di genere è un atto dovuto per ripianare questa situazione, almeno in parte. Uno dei passi più importanti per l’abbattimento della cultura patriarcale riguarda proprio la rappresentanza politica di quelle categorie, donne e non, che tradizionalmente ne sono escluse, come effetto diretto delle discriminazioni, delle impossibilità materiali e della marginalità sociale a cui vengono relegate. In politica, la forma è sostanza: le istituzioni devono prendere posizione contro le barriere fattuali che le discriminazioni di genere impongono e partire da loro stesse per costruire un modello di società più giusto, in cui il potere politico, economico e socio-culturale non sia più appannaggio di un establishment tradizionale.

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