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Bif&st 2013, Bellocchio ricorda 'I pugni in Tasca'

Il regista, vincitore del premio per il miglior film al Bif&st di Bari, parla al pubblico del suo primo film e di come Gianni Morandi non recitò con lui, ma salvò le gambe

È la giornata di Marco Bellocchio e della sua lezione di cinema al teatro Petruzzelli, dopo che ieri è stato proclamato  vincitore con “Bella Addormentata” del premio 'Mario Monicelli' per il miglior film. Subito come era già successo negli incontri con gli altri grandi registi, più che una lezione l'intervento di Bellocchio si è trasformato in un confronto con il pubblico e nel racconto di aneddoti e esperienze che hanno accompagnato il regista nella sua lunga carriera.

In particolare tutto l'incontro si è orientato intorno all'esordio dietro la macchina da presa con il film “I pugni in tasca”. “Il primo film è un'esperienza irripetibile, che riassume tutto ciò che è avvenuto prima”, spiega il regista, che si mostra particolarmente legato a quel primo lavoro, che dal diploma nel Centro sperimentale di cinematografia lo portò a lavorare direttamente sul campo. Bellocchio ricorda le difficoltà economiche per realizzarlo, la scelta di girare a Bobbio in provincia di Piacenza dove aveva trascorso le vacanze giovanili, sia per il basso costo, ma sopratutto per la profonda conoscenza di quegli appartamenti che “ha dato concretezza all'immagine”.

BIF&ST 2013: TUTTI I VINCITORI

Al ruolo degli attori, Bellocchio attribuisce un'importanza particolare e li vede come il frutto di quella che è una mediazione tra “il regista che vuole difendere la sua immagine” e il produttore che vuole affidarsi a volti noti “perché il film c'è bisogno che qualcuno lo veda”. Proprio a questo proposito Bellocchio racconta: “Contattai Gianni Morandi che all'epoca era famoso per dei film insignificanti, lui si dimostrò disponibile ad interpretare il ruolo di protagonista, poi però intervenne il suo procuratore e il padre che si racconta gli disse 'se fai questo film ti spezzo le gambe'”. “La scelta sbagliata dell'attore ha rovinato molti film”, ha continuato Bellocchio, per il quale "bisogna saper mediare riadattando le storie sugli attori". Dal pubblico a questo proposito è intervenuto l'attore Roberto Herlitzka,  che ha raccontato come sul set Bellocchio emani “un flusso che chiede una certa dedizione”.

Bellocchio poi ha parlato del suo interesse per la psichiatria che lo portò alla collaborazione con Massimo Fagioli,  di come si affidi ai direttori della fotografia, e ha risposto a chi chiedeva consigli per giovani registi: “Dal palco sono possibili solo discorsi generici che non mi interessano, le cose hanno senso solo se nascono dal corpo a corpo". Poi aggiunge con un confronto tra il periodo del neorealismo e oggi: "Spesso dai periodi di crisi nascono rinascimenti culturali”.

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