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Cronaca

Gli ultras e le minacce ai calciatori, "Clima di terrore negli spogliatoi"

Dagli atti dell'inchiesta che ha portato all'arresto dei tre capi della tifoseria biancorossa, emergono nuovi dettagli sulle pressioni esercitate sugli atleti per indurli a perdere alcune gare. Nei piani dei tre anche una 'spedizione punitiva' a Bologna per convincere Gillet a ritrattare le sue dichiarazioni

Le minacce perpetrate dai capi ultras biancorossi nei confronti dei calciatori per indurli a perdere alcune gare del campionato 2012/2011 (Cesena-Bari del 17 aprile e Bari-Sampdoria del 24 aprile 2011) crearono negli spogliatoi un autentico "clima di terrore", facendo sprofondare tutta la squadra in uno "stato d'animo di ulteriore angoscia e turbamento", che determinò di fatto "la tenuta agonistica non irresistibile e 'remissiva' dei calciatori in occasione di detti incontri (terminati con la sconfitta del Bari, ndr), disputati sotto il peso psicologico della coazione dei capi-ultrà". E' quanto scrive il gip di Bari Giovanni Abbattista nel provvedimento di arresto per violenza privata aggravata notificato dai carabinieriquesta mattina ad Alberto Savarese, di 47 anni, Roberto Sblendorio, di 41, e Raffaele Loiacono, di 34.

LE MINACCE E LO SCHIAFFO A PARISI - Dagli atti dell'inchiesta che ha portato agli arresti odierni emergono ulteriori dettagli sulle pressioni esercitate nei confronti dei calciatori. Secondo quanto accertato dagli investigatori, al termine della partita Bari-Chievo, i tre fecero irruzione negli spogliatoi chiedendo ai calciatori presenti (Andrea Masiello, Jean Francois Gillet, Massimo Donati e Nicola Belmonte) di perdere Cesena-Bari e Bari-Samp. In quell'occasione Sblendorio avrebbe sferrato uno schiaffo al calciatore del Bari Alessandro Parisi. I tre ultrà arrestati dissero ai cinque calciatori: "siete ultimi, avete fatto questo campionato di... non vi è mai successo niente, nessuno ha preso mazzate e cose varie, domani (in occasione di Cesena-Bari, ndr) dovete perdere". E ancora: "Io sono in debito con gente pericolosa e rischio di morire e ho bisogno di soldi (...). Voi ora ci dovete fare un favore a noi, perché a voi non vi abbiamo mai rotto le scatole, non vi abbiamo mai alzato le mani, non vi abbiamo contestato, vivete da Dio... se volete fare una vita tranquilla fino a fine anno". Secondo l'accusa, infatti, i tre agivano "sulla scorta di precedenti minacce ricevute dagli scommettitori". E proprio il ruolo degli scommettitori - ha spiegato il Procuratore capo Laudati nel corso della conferenza stampa tenutasi oggi - rappresenterebbe la terza tranche dell'inchiesta barese sul calcioscommesse (dopo la prima che ha portato all'arresto di Masiello e compagni, e questa secondo sui ruolo degli ultras) per cui sono ancora in corso le indagini.

GLI INTENTI RITORSIVI E LA 'SPEDIZIONE CONTRO GILLET' -  Laudati ha spiegato anche che la decisione di intervenire prima della fine del campionato è legata al fatto che "l'attività di intimidazione e la capacità di condizionamento (degli arrestati, ndr) è proseguita e rischiava di compromettere l'esito ulteriore delle indagini e l'incolumità di alcune persone". Gli stessi tre ultras, ad esempio, sarebbero stati protagonisti di minacce violente e atteggiamenti intimidatori nei confronti di istituzioni pubbliche in occasione della decisione - presa qualche settimana fa - di far giocare il Foggia al San Nicola per indisponibilità dello stadio Zaccheria. Partita che fu poi trasferita a Lecce. Ma non solo. Laudati ha fatto anche riferimento a possibili "azioni di rappresaglia nei confronti di alcuni giocatori". In particolare, secondo quanto emerso dalle intercettazioni telefoniche, i tre avrebbero pianificato una 'spedizione punitiva' a Bologna per indurre l'ex capitano biancorosso Gillet a ritrattare o ridimensionare le dichiarazioni fatte agli inquirenti a proposito delle minacce ricevute negli spogliatoi. Nel mirino di due dei tre arrestati, inoltre, ci sarebbero stati anche due giornalisti - Enzo Magistà, direttore del Tg di Telenorba, e il cronista di Repubblica-Bari Giuliano Foschini - 'colpevoli' di aver avuto il coraggio di denunciare e commentare in maniera molto significativa quello che andava emergendo nell'inchiesta sul calcioscommesse relativamente al comportamento dei tifosi. La circostanza è confermata dall'intercettazione di una telefonata avvenuta il 3 aprile scorso tra Roberto Sblendorio e Raffaele Loiacono, in cui si parla di "dare mazzate" e "mandare all'ospedale" i due giornalisti.

IL RUOLO DELLA SOCIETA' - Secondo gli inquirenti il senso di frustrazione e smarrimento dei calciatori sarebbe aumentato anche in relazione al fatto di non sentirsi adeguatamente protetti dalla società. I calciatori minacciati avrebbero infatti riferito le minacce ricevute ad Angelozzi il quale gli avrebbe tuttavia suggerito di ignorare l'accaduto e di giocarsi la partita.

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