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Cronaca

Carcere di Bari, tra i corridoi risuona la grande musica di Fabrizio De André

'Amico fragile' è il nome del progetto promosso dalla 'Libera Orchestra Barese' e organizzato in collaborazione con la Provincia di Bari, il comitato 'Organizzare la Giustizia' e l'Associazione Nazionale Magistrati di Bari

"Amico fragile’. Mai nome fu più adatto per descrivere la condizione dei carcerati, troppo spesso privati della dignità di esseri umani, costretti e non avere una possibilità di riscatto, ma solo a covare rabbia contro il Sistema che li ha espulsi. Amici fragili, come la canzone di Fabrizio De André, contenuta nell’album ‘Volume 8’ del 1975, cantore degli ultimi, degli esclusi, ritrattista che ha usato la chitarra per dipingere con le note musicali ritratti lievi e nello stesso tempo spietati delle miserie della nostra società.

E proprio ‘Amico fragile’ è il nome del progetto promosso dalla ‘Libera Orchestra Barese’, una band di professionisti nata poco più di un anno fa per volontà del presidente dell’Ordine degli Avvocati di Bari, Manuel Virgintino, e organizzato in collaborazione con la Provincia di Bari, il comitato ‘Organizzare la Giustizia’ e l’Associazione Nazionale Magistrati di Bari. Risultato: le celebri melodie del grande Faber sono risuonate oggi pomeriggio tra le mura del carcere di Bari. Donne e uomini, per una volta hanno passato la propria ora d’aria nutrendo lo spirito invece di rincorrere un pallone o fumare una sigaretta in cortile. E il tributo è senza dubbio piaciuto ai carcerati, che inaspettatamente hanno cantato quasi tutti i brani, applaudendo a ripetizione. 

Passione, impegno, amicizia  e divertimento gli ingredienti alla base dell’armonia tra i 12 componenti della ‘Libera Orchestra Barese’, guidata da Emanuele Lucentino, che hanno proposto alcune tra le più celebri canzoni di De André. Difficile scegliere il repertorio, senza dubbio, ma la selezione è stata accurata e soddisfacente: si va da ‘Dolcenera’ a ‘Princesa’, da ‘La guerra di Piero’ a ‘La canzone di Marinella’, da ‘Volta la carta’ a ‘Un giudice’ (con una sottile ironia di fondo, data la presenza in sala del procuratore capo di Bari, Antonio Laudati, e del gup Marco Guida), da ‘La città vecchia’ a ‘Bocca di rosa’, da ‘Andrea’ a ‘Il bombarolo’, per finire con la famosissima ‘Don Raffaé’, a tema carcerario, e ‘Il pescatore’.

Come sempre in questi casi, ciò che resta è la speranza. E, citando proprio De André, la speranza è che il caffè carcerario di Don Raffaè non si debba bere più.

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