Concorsi truccati all'Università, i prof indagati: "Fermare la riforma Gelmini"
Dalle intercettazioni dei docenti coinvolti nell'inchiesta emerge l'ipotesi di esercitare pressioni sull'ex ministro dell'Istruzione per bloccare la riforma delle regole dei concorsi universitari, che avrebbe ostacolato i "piani" dell'organizzazione
Fermare la riforma Gelmini sui concorsi per l'assegnazione delle cattedre universitarie. Ne discutevano al telefono i professori indagati dalla Procura di Bari con l'accusa di aver manipolato gli esiti dei concorsi per l'assunzione dei docenti di I e II fascia di diritto costituzionale, canonico e pubblico applicato in diverse Università italiane.
Il particolare emerge dalle intercettazioni al vaglio degli inquirenti, che ipotizzano i reati di associazione per delinquere finalizzata a corruzione, abuso d'ufficio e falso ideologico a carico di 22 docenti di 11 città italiane, per fatti commessi tra il 2008 e il 2011. La riforma alla quale i docenti fanno riferimento nelle telefonate è quella che riguarda anche l'adozione di un codice per evitare incompatibilità e conflitti di interesse legate a parentele all'interno dello stesso ateneo. La riforma, inoltre, cambia le procedure di valutazione degli aspiranti professori di prima e seconda fascia e dei ricercatori e introduce criteri di sorteggio per i membri delle commissioni esaminatrici.