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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Condannato in primo grado per rapina, assolto in Appello: scagionato da una perizia antropometrica

La vicenda giudiziaria di un 30enne barese. Le accuse sono cadute grazie all'analisi condotta attraverso un software su un video che riprendeva i momenti del furto: "Il soggetto ripreso non è lui"

Assolto in Appello dall'accusa di rapina, dopo una condanna in primo grado a cinque anni, grazie a una dettagliata perizia antropometrica che ha permesso di scagionarlo, mettendo a confronto, con l'ausilio di specifici strumenti informatici, le sue caratteristiche fisiche con quelle del rapinatore ripreso nel video che aveva rappresentato il principale elemento di accusa nei suoi confronti. Si è conclusa così la lunga vicenda giudiziaria che ha visto coinvolto un 30enne barese.

Nell'ottobre del 2013, Francesco Abbrescia, all'epoca 21enne, viene arrestato insieme a un altro giovane: entrambi sono accusati di essere gli autori di uno scippo ai danni di una donna, avvenuto l'anno prima in una cittadina del Barese. I momenti della rapina sono immortalati in un video. Dalla visione di quelle immagini, sulla base di una presunta somiglianza con il soggetto ripreso, Abbrescia in primo grado viene riconosciuto colpevole, e condannato.

In Appello, però, l'avvocato Nicola Lerario, difensore del 30enne, insistendo sull'innocenza del suo assistito, ottiene una "rinnovazione della istruttoria dibattimentale", con i giudici che dispongono la perizia che ha consentito poi di ribaltare la sentenza. 

Nelle 30 pagine della consulenza tecnica eseguita dall'ingegnere Luigina Quarta, le caratteristiche fisiche di Abbrescia vengono esaminate e messe a confronto con quelle del soggetto ritratto nel video e ritenuto essere, appunto, lo stesso Abbrescia. Una analisi dettagliata, condotta attraverso uno specifico software, in cui i diversi elementi del corpo dell'imputato (braccia, gambe, mani, ma anche forma del viso, andatura) vengono 'misurati' e comparati con quelli del rapinatore inquadrato dalle telecamere.

E così, ad esempio, dalla perizia emerge che "il naso molto pronunciato della figura ignota e la forma del mento sporgente", confrontati con quelli dell'imputato "risultano diversi sia nella forma che nella grandezza", in quanto "la figura geometrica associata al naso della figura ignota è riconducibile ad un triangolo isoscele vista la sua larghezza sui lati esterni e grandezza nel volume, invece la forma del naso dell’imputato è riconducibile ad un triangolo scaleno lungo e sottile". O ancora, passando alle spalle, "la parte superiore della spalla di Abbrescia Francesco risulta stretta ed asimmetrica quindi riconducibili alla classica postura con le spalle ad attaccapanni con la conseguenza di avere le scapole alate e dorso curvo. La spalla della figura Ignota è perfettamente allineata con il resto della colonna non presenta scapole alate o dorso curvo". La comparazione antropometrica mette in evidenza una differenza di altezza tra i due soggetti: "L’altezza della figura ignota - scrive il perito - dai rilievi metrici corrisponde essere 1 metro e 79 cm circa effettuando per arrivare a tale misura comparazione con le altezze dei mezzi ed edifici che compaiono nella scena, mentre all’altezza dell’imputato risulta 1 metro e 88 cm". Un altro elemento messo in evidenza riguarda l'andatura: "la camminata dell’ignoto" "risulta essere la classica camminata con piedi alle 10 e 10 con inclinazione di tutte e due le gambe verso l’interno", caratteristica che invece non viene riscontrata nel 30enne.

L'imputato, dunque, scrive il perito nelle conclusioni della consulenza, "presenta una struttura fisica completamente diversa dalla figura presente nel video, come stabilito dall’analisi sopra effettuata". "Dopo aver confrontato la forma fisica e le dimensioni in tutte le sue parti e la struttura corporea compresi due particolari del volto come naso e mento si può affermare che le due sagome sono diverse".

Sulla base dei risultati della perizia, Abbrescia è stato dunque completamente scagionato (per l'altro imputato, invece, la condanna è stata ridotta a tre anni con conferma della responsabilità), i legali stanno valutando richiesta di risarcimento: "Il mio assistito - commenta l'avvocato Lerario - ha subito anni di carcerazione preventiva, pur avendo gridato, ma inutilmente, la sua innocenza. Se quella perizia fosse stata disposta in primo grado, non avremmo avuto un innocente in cella per lungo tempo".
 

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