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Cronaca

Omicidio Paola Labriola, condannati l'ex dg Colasanto e l'ex funzionario Gallo: "Violate norme di prevenzione sul luogo di lavoro"

L'ex direttore generale dell'Asl dovrà scontare 3 anni e 6 mesi di carcere, mentre l'ex funzionario ha ricevuto la pena di 3 anni di reclusione. L'episodio è avvenuto nel 2013, quando la psichiatra fu uccisa in un Centro di salute mentale di Bari

Condannato a 3 anni e 6 mesi di reclusione l'ex direttore generale dell'Asl di Bari, Domenico Colasanto. È la decisione dei giudici della prima sezione penale del Tribunale di Bari per il caso della morte della psichiatra barese Paola Labriola, uccisa da un paziente il 4 settembre 2013, con 57 coltellate nel centro di salute mentale di via Tenente Casale, nel quartiere Libertà di Bari. Colasanto è stato ritenuto responsabile del reato di omicidio colposo aggravato dalla violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro, riqualificato rispetto alle contestazioni di morte come conseguenza di altro delitto, omissione di atti d'ufficio.

Condannato anche l'ex funzionario Asl Alberto Gallo con la pena di 3 anni di reclusione per la compilazione di un falso Documento di valutazione dei rischi della struttura. I due sono stati inoltre condannati al risarcimento danni da quantificarsi in sede civile nei confronti dei familiari della vittima, costituiti parte civile, con provvisionali pari a 50mila euro per ciascuno dei quattro famigliari conviventi, il marito e i tre figli, e pari a 30 mila euro per ciascuno dei tre familiari non conviventi, l'ex marito, la sorella e la mamma. Gallo è stato condannato invece al risarcimento danni nei confronti della Asl, costituita anche parte civile. Colasanto e Gallo sono stati invece assolti dal reato di induzione indebita a dare o promettere utilità e Gallo anche dalle altre contestazioni di falso. Sono stati assolti da tutte le accuse gli altri quattro imputati, l'ex segretario di Colasanto, Antonio Ciocia, e un altro dipendente Asl, Giorgio Saponaro, imputati in concorso con l'ex dg di induzione indebita, i due funzionari Baldassarre Lucarelli e Pasquale Bianco accusati di falso materiale in atto pubblico.

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