Allarme sulle condizioni di vita nel CIE, la Procura apre un'inchiesta
Acquisita dai carabinieri la relazione sulla perizia tecnica fatta eseguire dal Comune l'estate scorsa nel centro di identificazione ed espulsione del San Paolo, in cui la situazione all'interno della struttura veniva definita "raccapricciante"
Il Centro di identificazione ed espulsione di Bari-San Paolo nel mirino della magistratura barese. La Procura, infatti, ha aperto in questi giorni un fascicolo d'inchiesta sulle condizioni di vita all'interno della struttura. L'avvio dell'indagine sarebbe legato anche alle circostanze emerse da una perizia tecnica fatta eseguire dal Comune all'interno della struttura a giugno 2011, i cui risultati sono stati resi noti lo scorso 1 marzo in occasione di un incontro tenutosi a Palazzo di Città per la terza giornata dello "sciopero degli immigrati".
I RISULTATI DELLA PERIZIA - Nel documento il CIE viene definito come una struttura fatiscente, in condizioni igieniche "raccapriccianti", assolutamente inadeguata e non in linea con gli standard stabiliti dal Ministero dell'Interno. Una struttura che "non assicura agli immigrati una necessaria assistenza e il pieno rispetto della loro dignita", ma che "compromette e limita fortemente la loro libertà personale". Insomma una situazione che spingeva il tecnico incaricato del sopralluogo a dichiarare che è "un eufemismo considerare gli immigrati prigionieri nel Cie di Bari 'ospiti' e non detenuti".
Ieri quel documento in possesso del Comune è stato acquisito dai carabinieri e sarà esaminato dalla magistratura barese.