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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Il crac Fusillo e il ruolo degli ex vertici della Pop Bari: "Linee di credito concesse pur conoscendo dissesto delle società"

Le operazione finite nel mirino della Procura condotte, secondo gli inquirenti, con il "determinante concorso" degli ex capi dell'istituto di credito barese

Una serie di operazioni societarie "straordinarie" messe in atto "al fine di “distrarre” o “dissipare” beni immobili e compendi aziendali di rilevante pregio facenti parte del patrimonio delle imprese Fmico Spa e Maiora Group", il cui valore è stato stimato in 93 milioni di euro, in cui tutt'altro che irrilevante sarebbe stato il ruolo degli ex vertici della Banca Popolarfe di Bari. E' quanto emerge dall'inchiesta sul crac relativo alle due società del gruppo Fusillo, che oggi ha portato all'esecuzione di otto misure cautelari personali, con l'arresto ai domiciliari - tra gli altri - dall'ex co-direttore della Pop Bari, Gianluca Jacobini, mentre il padre Marco, ex presidente, è stato colpito da provvedimento di interdizione.

Il ruolo degli ex vertici della Pop Bari

Le condotte finite nel mirino della magistratura sarebbero state, secondo gli inquirenti, "poste in essere con il coinvolgimento di compiacenti imprenditori e professionisti e con il determinante concorso degli ex vertici della Banca Popolare di Bari (attualmente commissariata), nelle persone di Marco Jacobini, Gianluca Jacobini e di Nicola Loperfido", sottolinea la Finanza in una nota in cui danno notizia dell'operazione. In particolare, i tre avrebbero "reiterato nel tempo la concessione di linee di credito, finanziamenti e sconfinamenti di conto corrente in favore delle società facenti parte del gruppo Fimco/Maiora pur nella consapevolezza del loro stato di dissesto finanziario e della loro incapacità di adempiere alle obbligazioni assunte", ma anche, secondo le accuse, "agevolato ed incentivato la distrazione di importanti asset dal patrimonio del gruppo Fimco/Maiora verso società terze, concedendo a queste ultime i finanziamenti necessari al perfezionamento delle relative compravendite". Nell'ordinanza che ha portato oggi all'esecuzione delle misure cautelari, secondo quanto riporta l'Ansa, si parla di un "ruolo di primo piano" assunto dalla Popolare di Bari come "ideatrice delle iniziative", mettendo "a disposizione delle società veicolo la leva finanziaria per acquisire i cespiti oggetto di alienazione da parte delle società del gruppo Fusillo, con mutui fondiari grazie ai quali si assicurava l'iscrizione di ipoteca in proprio favore". In un passaggio della stessa ordinanza, sempre riportata da Ansa, si evidenzia come "sulla gestione della posizione finanziaria del gruppo Fusillo si sono consumate le peggiori nefandezze dell'istituto di credito". 

Le operazioni finite sotto la lente della magistratura

Sono quattro, in particolare, le operazioni societarie sospette individuate dai finanzieri. La prima, denominata 'Kant', sarebbe stata messa in piedi - spiega la Finanza - dalla Maiora Group per nascondere lo stato di insolvenza attraverso "il simulato conferimento delle quote del capitale sociale delle controllate Logistica Sud Srl (fallita l'anno scorso) e Ambasciatori Immobiliare Srl - entrambe fortemente indebitate verso la Banca Popolare di Bari - nel fondo di investimento estero 'Kant capital fund strategic business pcc limited' a fronte della ricezione di quote dello stesso fondo del valore nominale di 20 milioni di euro". Il gruppo ha anche dismesso alcuni immobili di rilevante valore, come l'ex Hotel Ambasciatori di Bari e il Polo Logistico di Rutigliano, ceduti a società terze per 22 milioni di euro il primo e per 4,7 milioni di euro, il secondo.  La seconda operazione invece riguarda la dismissione, da parte della Fimco di palazzo Trevi a Roma in favore della Roma Trevi Srl controllata dalla Leggiero Real Estate Spa, "facente parte del gruppo societario fiorentino dell'imprenditore Salvatore Leggiero, al prezzo di 40 milioni di euro". Dalle indagini è emerso che la cessione sarebbe stata promossa dalla stessa Banca Popolare di Bari, nei cui confronti il gruppo Fimco/Maiora aveva un'esposizione debitoria di oltre 160 milioni di euro, che - in accordo con le parti - avrebbe incassato parte del prezzo corrisposto dalla società venditrice per "ridurre il debito che la Fimco aveva nei confronti della medesima Banca". Dalle indagini sarebbe emersa "l'esistenza di un accordo occulto finalizzato a consentire a Vito Fusillo di ottenere un surplus del prezzo della cessione sotto forma di "partecipazione" al capitale sociale della Leggiero Real Estate Spa del valore di 2 milioni di euro, acquisita dalla società Il Melograno Eventi Srl di proprietà del figlio Giacomo e amministrata da Vincenzo Elio Giacovelli, uomo di fiducia dei Fusillo", riferiscono gli investigatori. L'ultima operazione riguarda la dismissione della partecipazione posseduta dalla Maiora Group Spa nella Cni Spa (società attiva nel settore dei servizi alle imprese), in favore della Mcg Investimenti Srl società di cui Giacomo Fusillo deteneva il 50% delle quote, al prezzo - ritengono gli investigatori - sottostimato di 4,5 milioni di euro e con una vantaggiosa dilazione trentennale del pagamento del prezzo senza interessi. Nel corso del 2019, Giacomo Fusillo avrebbe secondo l'accusa riciclato la propria quota del capitale sociale di Mcg, "nel cui patrimonio era confluita CNI S.p.A., oggetto delle descritte condotte distrattive, cedendola ad un soggetto terzo al prezzo di 1,2 milioni di euro". La quarta e ultima operazione finita sotto la lente della Procura è l'operazione 'Soiget', relativa alla dismissione da parte della Fimco del capitale sociale della Soiget srl, società titolare di prestigiosi alberghi e affittuaria di un rilevante ramo d'azienda di Fimco, concernente la gestione del complesso turistico Cala Ponte di Polignano a Mare. "Tale distrazione è avvenuta mediante la cessione del 100% delle quote di Soiget srl a Giacomo Fusillo - rilevano gli investigatori - ed il successivo conferimento di tale partecipazione nella Sesto Elemento Srl (società sempre riconducibile a Giacomo Fusillo) al prezzo sottostimato di 2 milioni di euro da corrispondersi, anche in questo caso, con una dilazione decennale e senza interessi". Tale prezzo di vendita è stato determinato sulla base di una perizia redatta da Giacovelli, con un valore inferiore al reale. Il trasferimento delle quote, posto in essere "al fine di ostacolare l'identificazione della provenienza delittuosa del cespite ceduto, profitto del reato di bancarotta fallimentare, ha integrato un'ipotesi di autoriciclaggio, avendo Giacomo Fusillo concorso nella condotta distrattiva".

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