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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Disastro aereo Bari-Djerba, l'appello dei familiari delle vittime: "La condanna sia eseguita"

L'istanza dopo la sentenza della Cassazione che nel marzo 2013 ha reso definitive le condanne dei sette imputati tunisini, attualmente nel loro Paese. La tragedia otto anni fa: persero la vita 14 pugliesi

"La pena, in Tunisia o in Italia, deve essere eseguita!". A pochi giorni dall'ottavo anniversario del disastro aereo dell'ATR72 Bari-Djerba (6 agosto 2005) i familiari delle 14 vittime pugliesi lanciano un appello affinchè i responsabili di quella tragedia, ormai condannati in via definitiva, saldino realmente il loro debito con la giustizia.

LA RICHIESTA DEI FAMILIARI - L'istanza presentata al ministro di Giustizia e al Procuratore Generale presso la Corte d'Appello di Palermo segue infatti la sentenza con cui nel marzo 2013 la Corte di Cassazione ha sancito la definitività delle condanne a pene detentive tra i 6 anni e otto mesi e i cinque anni e otto mesi, di sette imputati tunisini (i due piloti, il direttore generale, il direttore tecnico, i responsabili della manutenzione, e il meccanico, della Tunintair) giudicati responsabili del disastro. L'invito rivolto nell'istanza è quello di attivare tutte le procedure per l'arresto provvisorio, indi per l'estradizione in Italia, o per l'esecuzione della pena in Tunisia, nei confronti dei condannati. Il Procuratore generale di Palermo ha già risposto ai legali Amenduni, Persico, Ghiro e D'Astici, assicurando di aver già predisposto quanto di sua competenza per l'esecuzione della pena. L'ultima parola spetta ora al ministro di giustizia Cancellieri.

LA TRAGEDIA - L'Atr 72, partito da Bari e diretto a Djerba, precipitò nelle acque di Capo Gallo, al largo di Palermo, il 6 agosto 2005. Nello schianto l'aereo si spezzò in tre tronconi. Nel disastro persero la vita 16 persone: 14 passeggeri pugliesi e due tunisini membri dell'equipaggio. Secondo quanto stabilito nel processo, i motori del velivolo che trasportava con 34 passeggeri e 5 membri dell'equipaggio si spensero perché erano a secco e nessuno se ne accorse: sull' aereo erano stati montati indicatori di carburante di un altro modello di Atr. Errore umano, dunque. E sempre l'errore umano fu la causa dell'ammaraggio. Dall'inchiesta è emerso che il pilota, il tunisino Chafik GharbY, proseguì il volo, dopo essersi accorto che i motori si erano fermati, nonostante avesse il tempo di atterrare a Palermo.

LE CONDANNE - I sette imputati, tutti tunisini, erano accusati a vario titolo di disastro colposo, omicidio colposo plurimo e lesioni colpose gravissime. La pena più alta è stata inflitta al comandante Chafik Gharby, condannato a 6 anni e 8 mesi. La pena di 6 anni di reclusione è stata inflitta al pilota Ali Kebaier, il direttore generale della Tuninter Moncef Zouari e il direttore tecnico Zoueir Chetouane. Condannati a 5 anni e 8 mesi il responsabile del reparto di manutenzione Siala Zouehir; il meccanico Nebil Chaed e il responsabile della squadra manutenzioni Rhouma Bal Haj.

LE VITTIME - Nella tragedia di Capo Gallo persero la vita sedici persone, altre 23 rimasero ferite. Quattordici furono le vittime pugliesi: Chiara Acquaro, 4 anni, Bari; Elisabetta Acquaro, 44 anni, Bari; Carmela Amoruso, 53 anni, Bari; Barbara Baldacci, 23 anni, Bari; Maria Grazia Berenato, 23 anni, Gioia; Francesco Cafagno, 23 anni, Bari; Antonella Capurso, 22 anni, Gioia; Paola Di Ciaula, 27 anni, Modugno; Raffaele Ditano, 35 anni, Fasano; Enrico Fallacara, 39 anni, Bitonto; Annamaria Palmisano, 53 anni, Crispiano; Isabella Ruta, 31 anni, Bari; Rosa Santoro, 46 anni, Canosa; Giuseppe Scarnera, 25 anni, Gioia. A perdere la vita anche due membri tunisini dell'equipaggio, Moez Bouguerra, capo cabina, e Harbaoui Chokri, meccanico di bordo.

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