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Cronaca

Documenti falsi per i permessi di soggiorno, scoperta organizzazione: 650 denunce

La base operativa in due internet point del centro. In cambio delle dichiarazioni fittizie per far regolarizzare gli immigrati, i falsi 'datori di lavoro' incassavano fino a duemila euro

Erano disposti a rilasciare false dichiarazioni, attestando di aver assunto alle dipendenze come collaboratori domestici cittadini extracomunitari che potevano così avviare le pratiche per chiedere il permesso di soggiorno. Ma in cambio i finti 'datori di lavoro' incassavano un lauto compenso, che partiva da qualche centinaio di euro per arrivare fino a duemila euro per ciascun immigrato fittiziamente 'assunto'. A finire nel mirino della Guardia di Finanza, 35 cittadini baresi (14 donne e 21 uomini) ai quali è stato notificato oggi l'avviso di conclusione delle indagini con le accuse di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina sul territorio italiano e per aver prodotto false dichiarazioni di assunzione di personale extracomunitario.

L'organizzazione, gestita da quattro cittadini extracomunitari - due senegalesi, un pakistano e un bengalese, anch'essi indagati - aveva la propria “base operativa” in due Internet Point nel centro di Bari, da cui venivano inviate on line le false attestazioni di assunzioni regolarmente firmate dai falsi datori di lavoro baresi. L’inchiesta – denominata “Vindicta” (l’istituto del Diritto Romano con cui il proprietario di uno schiavo lo rendeva libero)  ha portato all’identificazione di ben 195 italiani (quasi tutti residenti a Bari) che si sono prestati a questa attività illecita.

OPERAZIONE 'VINDICTA": GUARDA IL VIDEO

L'indagine della Guardia di Finanza ha portato in tutto alla denuncia di 650 persone di varia nazionalità, ed è stata avviata a seguito di numerose anomalie riscontrate dai militari delle Fiamme Gialle nella documentazione che attestava l’avvio della “procedura di regolarizzazione” esibita da parte di alcuni immigrati durante dei controlli. In particolare, ad insospettire i baschi verdi è stato il fatto che spesso a presentare questa documentazione fossero immigrati già stati segnalati alle forze dell’ordine per vendita di materiale contraffatto, un’attività a delinquere che mal si conciliava con la presunta assunzione presso famiglie baresi come collaboratori domestici.

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