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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

"Escluse dal contratto perchè incinte", è scontro tra medici e Asl di Bari

Il fatto denunciato dal presidente dell'Ordine dei medici in una lettera a Vendola dopo la denuncia di alcune colleghe. La replica dell'azienda sanitaria: "Nessun diritto è stato violato"

Escluse dal rinnovo del contratto a tempo determinato con la Asl di Bari a causa della loro gravidanza. A denunciare il fatto, chiedendo un intervento del presidente della Regione Nichi Vendola, il presidente dell'ordine dei medici di Bari, Filippo Anelli. In una lettera indirizzata al governatore, Anelli ha riportato la denuncia di alcune colleghe, le quali si sarebbero viste negare il nuovo contratto perchè incinte.

LA LETTERA DI DENUNCIA - "A prescindere dalle azioni che i singoli vorranno intraprendere - è detto nella lettera - il Consiglio Direttivo dell'Ordine intende segnalare il grave stato di degrado della nostra società. Una intera generazione di medici è costretta letteralmente a mendicare un contratto di lavoro a tempo determinato e quindi ad accettare una situazione di precariato che non ha una prevedibile durata e che sembra essere divenuto il solo sistema di accesso al lavoro". "All'interno di questo anomalo modo di procedere - è detto ancora - si verificano purtroppo, a cascata, ulteriori scadimenti come quello appena riportato, grave perché incide in maniera discriminatoria su principi tutelati dalla Costituzione". "E' ora che la politica riprenda a svolgere pienamente il suo ruolo - afferma Anelli - e ripristini la tutela di diritti fondamentali quali il rispetto delle persone, della non discriminazione e del diritto al lavoro, tornando ad adottare strumenti come i concorsi e la meritocrazia che sono i valori di una società civile ed equa". L'Ordine chiede quindi a Vendola di "aumentare il suo impegno per interrompere questa spirale negativa e ridare fiducia ai cittadini e ai professionisti pugliesi".

LA REPLICA DELLA ASL - Immediata la replica della Asl di Bari, che ha respinto qualsiasi addebito. "Nessun diritto è stato violato", ha risposto in una nota il direttore generale della Asl di Bari, Angelo Domenico Colasanto. L'Asl di Bari - si legge nella nota - "respinge con assoluta fermezza l'accusa di violare 'diritti fondamentali secondo i principi tutelati dalla Costituzione'. "La ricerca spasmodica di protagonismo mediatico ha, probabilmente, offuscato la capacità del presidente dell'Ordine di comprendere i termini reali dei fatti". "Le disposizioni vigenti - si evidenzia - dispongono che la dipendente in astensione obbligatoria, anche dopo la cessazione del lavoro a termine, ha diritto di percepire le indennità di maternità previste dal d.lgs 151/2001. La giurisprudenza, Tar Lombardia, ha del resto stabilito, con riguardo alla scadenza dei rapporti di lavoro a tempo determinato che '...il significato della norma e' chiaro nell'escludere che il rapporto di lavoro a termine possa subire una proroga nel caso in cui la lavoratrice, prima della sua scadenza, entri in maternità". Ed è essenziale ricordare - secondo Colasanto - "che i motivi eccezionali, straordinari e di spesa che consentono la stipula e la proroga dei rapporti di lavoro a tempo determinato sono esclusivamente correlati alla necessità di assicurare la continuità assistenziale (turni, guardie e reperibilità), con particolare riferimento alla emergenza/urgenza, che richiede la piena ed immediata disponibilità dei dipendenti, incaricati di coprire quel posto". Colangelo conclude affermando che "non è certamente facile né tantomeno piacevole per i vertici aziendali dover mensilmente contemperare il rispetto delle norme finanziarie e rinnovare i contratti a tempo determinato di mese in mese. Non é in gioco solamente la dignità dei lavoratori ma anche l'obbligo, per chi deve governare il sistema, di garantire i livelli essenziali di assistenza per i cittadini".
 

 

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