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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Droga dall'Albania alla Puglia, 38 arresti: i carichi trasportati con potenti gommoni e i funzionari 'infedeli', così lo stupefacente arrivava in Italia

L'operazione condotta da autorità albanesi e Direzione investigativa antimafia ha permesso di ricostruire l'intera 'filiera', dalla produzione alla spedizione in Puglia, accertando anche il coinvolgimento di alcuni funzionari pubblici del Paese delle Aquile

Gli ingenti carichi di droga provenienti dall'Albania approdavano sulle coste pugliesi trasportati a bordo di potentissimi gommoni oceanici, pronti per essere 'smistati' in tutta Europa. A gestire il traffico sarebbero stati soggetti albanesi appartenenti a quattro potenti gruppi criminali organizzati, operanti tra il 2014 e il 2017 in Albania e risultati "in contatto con soggetti contigui alle organizzazioni criminali baresi". 

Le indagini, condotte nell'ambito di una 'Squadra investigativa comune' composta da autorità albanesi e Direzione Investigativa antimafia pugliese, hanno portato oggi all'esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Giudice presso il Tribunale Speciale di Primo Grado Anticorruzione e Criminalità Organizzata di Tirana, nei confronti di 38 persone ritenute responsabili, a vario titolo, di corruzione, abuso d’ufficio, riciclaggio e traffico internazionale di ingentissimi quantitativi di sostanze stupefacenti. Nell'ambito dell'operazione, denominata 'Shpirti', sono stati eseguiti anche decreti di sequestro patrimoniali relativamente a beni mobili e immobili, per un valore di alcuni milioni di euro.  I provvedimenti cautelari - 35 in carcere e 3 agli arresti domiciliari - sono stati eseguiti in Albania nelle città di Valona, Kavaje, Durazzo, Tirana e Skrapar, in Italia nella provincia di Bari, in Spagna a sud di Barcellona e in Montenegro.

VIDEO: I TRAFFICANTI INTERCETTATI AL LARGO DELLE COSTE PUGLIESI

Le rivelazioni dei collaboratori di giustizia, la 'filiera' della droga e i funzionari compiacenti

Elemento di novità e di forza delle indagini è stato il contributo dei collaboratori di giustizia, tutti di nazionalità albanese, le cui dichiarazioni, relative a reati commessi in Albania e in Italia, sono state raccolte a Bari dai magistrati della locale Dda e della Spak di Tirana e, opportunamente riscontrate, sono state utilizzate - nell’ambito della Squadra Investigativa Comune – nel procedimento penale albanese. Gli accertamenti investigativi hanno permesso di ricostruire l’intera “filiera” dello stupefacente con riferimento alla coltivazione, alla produzione, alla raccolta, allo stoccaggio ed alla spedizione verso le coste pugliesi a bordo di potentissimi gommoni oceanici. I provvedimenti restrittivi emessi dal Giudice presso il Tribunale di Tirana, eseguiti in Albania, Italia, Montenegro e Spagna, completano le attività investigative - patrimoniali e personali - effettuate in Albania dalla Procura Speciale Anticorruzione e Criminalità Organizzata di Tirana anche relativamente "a gravi fenomeni di corruzione -spiegano gli investigatori - che hanno riguardato funzionari pubblici - principalmente appartenenti alla Polizia albanese – i quali hanno garantito che la “filiera” dello stupefacente non fosse mai interrotta". Le misure cautelari personali hanno riguardato, oltre a 10 persone già colpite da analogo provvedimento eseguito nell’ambito della precedente 'operazione Kulmi', un procuratore della Repubblica, un amministratore pubblico (direttore), tre funzionari di Polizia e due agenti, questi ultimi deputati, all’epoca dei fatti in contestazione - nel 2016 – alla scorta dell’ex Ministro dell’Interno Albanese. "I Pubblici Ufficiali - ritengono gli investigatori - in alcuni casi anche proprietari della droga, hanno garantito, sia a terra che a mare in Albania, che la spedizione dello stupefacente destinato alla coste pugliesi fosse effettuata in piena sicurezza". 

"Oggi è il raggiungimento di un obiettivo che dimostra come insieme si riescano a scoprire anche aspetti che purtroppo riguardano l'infedeltà di alcune parti delle istituzioni, sulle quali i nostri Paesi devono necessariamente prestare grandissima attenzione", ha commentato Federico Cafiero de Raho, procuratore nazionale antimafia, nel corso della conferenza stampa in cui sono stati illustrati i risultati dell'operazione. "Ancora una volta la cooperazione tra Italia e Albania è particolarmente intensa, stretta e costante: da tempo abbiamo la piena consapevolezza di poter operare assieme con risultati straordinari", ha ribadito sottolineando che "la cooperazione con Eurojust ha consentito una costante condivisione delle informazioni" e che "la collaborazione tra Italia e Albania consente di bonificare all'interno le strutture che hanno il compito di combattere la criminalità organizzata e questo è fondamentale perché la gente possa avere fiducia nelle strutture deputate a questo delicatissimo compito"

I sequestri di beni

Le misure cautelari patrimoniali hanno riguardato il sequestro di beni mobili ed immobili, per diversi milioni di euro, tra i quali 4 Società Giuridiche operanti nel settore turistico alberghiero, diverse autovetture di grossa cilindrata, 11 proprietà immobiliari tra appartamenti, ristoranti e ville, nonché un terreno edificabile di circa 5000 mq in località marittima.

Sei tonnellate di droga sequestrate nelle indagini 

Le operazioni Shefi e Kulmi, sempre condotte in Italia ed in Albania nell’ambito della Squadra Investigativa Comune, concluse – in due momenti - dalla DIA di Bari con l’esecuzione complessiva di 80 misure cautelari e sequestri per un valore di 4 milioni di euro, avevano permesso, tra l’altro, nel 2016 di arrestare “in mare” a Polignano due scafisti provenienti dall’Albania con oltre una tonnellata di stupefacente, fermare a Bari Carrassi un corriere italiano con un furgone carico di oltre mille chili di marijuana sbarcata poco prima a Torre a Mare dall’Albania, intercettare in autostrada a Grottaminarda ed a Vasto due corrieri italiani mentre trasportavano sostanza stupefacente destinato a Salerno ed a Tortoreto (Te), arrestare due corrieri albanesi con sostanza stupefacente a Scicli (Rg) dopo essere scesi da un autobus proveniente da Bari, individuare un altro deposito a Mola di Bari all’interno del quale sono state sequestrate sostanze stupefacenti  del tipo marijuana, ivi compreso un panetto di cocaina purissima nonché, tra il 2017 ed il 2018, di arrestare “in mare” a Molfetta (Ba) due scafisti provenienti dall’Albania con oltre una tonnellata e mezza di marjuana, individuare a Savelletri (Br) un deposito all’interno del quale erano custoditi circa 700 chilogrammi dello stesso stupefacente (oltre a proiettili per Kalashnikov, centraline elettroniche per autoveicoli, documenti, passamontagna e chiodi in ferro a tre punte); di individuare a Palagiano (Ta) un corriere che trasportava sostanza stupefacente destinata al mercato lucano; sequestrare alcune carte d’identità italiane contraffatte in Albania, intestate ad ignari cittadini pugliesi, utilizzate dagli albanesi per espatriare nel Nord Europa. Complessivamente, nell’ambito delle predette indagini, erano state sequestrate circa sei tonnellate di droga tra marijuana, cocaina ed hashish, sottraendo alle associazioni criminali proventi stimati in oltre 55 milioni di euro, per un totale di circa 14 milioni di dosi singole ricavabili dallo spaccio al dettaglio.

L’impianto accusatorio dell’operazione Shefi è stato definito, in primo e secondo grado, nei confronti della maggior parte degli imputati condannati, a vario titolo, a pene fino a 20 anni di reclusione mentre, relativamente all’operazione Kulmi il 29 giugno 2021 il GUP presso il Tribunale di Bari ha emesso una prima sentenza di condanna nei confronti di 16 imputati condannati, a vario titolo, a pene fino a 13 anni di reclusione. 
 

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