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Cronaca

Droga, estorsioni e prostituzione: blitz della polizia, 31 arresti

Le indagini, coordinate dalla Dda di Bari, hanno documentato l'attività di alcuni gruppi criminali, operanti sia a Bari che in alcuni Comuni limitrofi, e hanno permesso di sequestrare ingenti quantitativi di droga. A gestire il traffico, secondo gli investigatori, Cosimo Zonno, al quale gli altri gruppi si rivolgevano per l'approvvigionamento di sostanze stupefacenti

La ‘centrale operativa’ del traffico di droga era una masseria nelle campagne di Toritto, riconducibile a Cosimo Zonno, esponente di spicco della criminalità locale. Qui le sostanze stupefacenti venivano lavorate e confezionate, per poi essere nascoste nei  campi adiacenti, in muretti a secco o casolari abbandonati, pronte per essere recuperate in base alle richieste dei clienti di turno. Clienti che si rivolgevano a Zonno da Bari, da altre zone della provincia, ma anche dal foggiano, dalla Calabria e dalla Basilicata. Gruppi criminali distinti, operanti in territori diversi, ma accomunati appunto dal ‘rapporto di affari’ con il gruppo di Toritto per l’approvvigionamento di droga.

A far luce su attività illecite e ‘connessioni ‘ tra gruppi criminali, un’indagine della polizia, coordinata dalla Dda di Bari, sfociata oggi nell’arresto di 31 persone (tra cui lo stesso Cosimo Zonno), mentre per altre cinque è stato disposto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Le accuse, a vario titolo, sono di associazione per delinquere, estorsione, detenzione e porto di arma comune da sparo, evasione dagli arresti domiciliari, associazione per delinquere finalizzata al traffico ed alla commercializzazione di sostanze stupefacenti, falsità ideologica per induzione commessa da pubblico ufficiale, falsa perizia, truffa ai danni dell’I.N.P.S., violazione della sorveglianza speciale di p.s., associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento e allo sfruttamento della prostituzione.

Al gruppo facente capo a Zonno, gli investigatori arrivano partendo da un episodio che in realtà nulla ha a che vedere con il traffico di droga: un attentato incendiario ad una pizzeria di Poggiofranco, avvenuto nel febbraio  2012. Seguendo la pista delle estorsioni, viene individuato  un primo gruppo, operante nella zona di Triggiano, che gli investigatori ritengono guidato da due degli arrestati, Pietro e Vincenzo Lippolis. Monitorando le loro 'attività', la polizia documenta un presunto episodio di estorsione ai danni di un imprenditore edile, ma scopre anche un’attività di spaccio di droga  che conduce, appunto, a Zonno, quale fornitore della sostanza stupefacente. 

Le indagini si concentrano allora sulla masseria di Toritto. Da febbraio 2012 a giugno 2013 gli investigatori documentano e ricostruiscono i movimenti dei soggetti che ruotano intorno alla masseria, siano essi appartenenti al gruppo di Zonno o ‘acquirenti’ di altri gruppi criminali. Così, ad esempio, gli investigatori scoprono che a rifornirsi da Zonno sarebbero anche i baresi Raffaele e Francesco Anemolo, padre e figlio.
Zonno – ricostruisce ancora la polizia - a sua volta,  avrebbe contatti, per l’acquisto di droga, con il clan barese dei Palermiti.  A fornire la marijuana a Zonno, invece,  sarebbero invece due albanesi, anch’essi tra gli arrestati, mentre la cocaina sarebbe arrivata anche dalla Colombia, in ovuli ingeriti da corrieri.Tra i gruppi ‘in affari’ con Zonno, ci sarebbero anche dei cittadini rumeni accusati inoltre – in base ad altri episodi documentati nell’ambito delle indagini – di sfruttamento della prostituzione.

VIDEO: IL BLITZ DELLA POLIZIA E GLI APPOSTAMENTI NELLA MASSERIA DI TORITTO

Nel corso delle indagini, gli investigatori hanno sequestrato anche ingenti quantitativi di droga (compresa quella che era stata nascosta dagli uomini di Zonno nelle campagne intorno alla masseria), ricorrendo ad un particolare strumento normativo che permette eseguire il sequestro della sostanza stupefacente differendo l’arresto dei  soggetti ritenuti coinvolti nel traffico. 

L'attività investigativa, infine, ha permesso anche di far luce anche su una truffa all’Inps che sarebbe stata messa in atto proprio da Zonno, con la presunta complicità di un medico (al momento indagato) e di un altro degli arrestati.  Il boss, infatti, al fine di evitare la detenzione in carcere e ottenere i domiciliari, dal 2008 si era fatto riconoscere come malato di Alzheimer, percependo anche, dal 2008 al 2013, la somma di 26mila euro come indennità di accompagnamento. La polizia, invece, nel corso delle indagini ha documentato come, a dispetto della patologia dichiarata, Zonno  conducesse una vita del tutto normale, andando anche a cavallo. 

*Ultimo aggiornamento ore 15.40
 

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