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Cronaca

Droga in carcere in cambio di denaro e favori, in manette due agenti penitenziari

Secondo l'accusa introducevano nel penitenziario droga e altri oggetti vietati con la complicità di pregiudicati affiliati a diversi clan del capoluogo, ricevendo in cambio soldi e altri favori, tra cui anche prestazioni sessuali. Arrestati anche due pregiudicati, nove in tutto gli indagati

Introducevano in carcere droga e altri oggetti non consentiti dal regolamento del penitenziario come cellulari, farmaci e lettori multimediali, destinati ai pregiudicati affiliati a diversi clan baresi detenuti nella struttura. In cambio  ricevevano  denaro e altri favori, come la restituzione di veicoli rubati, forniture di carburante e anche prestazioni sessuali. Con questa pesante accusa sono stati arrestati due agenti di polizia penitenziaria, di cui non sono stati resi noti i nomi. Oltre ai due agenti, sono finiti in manette due pregiudicati, Vincenzo Zonno, figlio del boss Cosimo, e Nurce Kafilai (cittadino albanese): tutti sono accusati, a vario titolo, di corruzione, spaccio di droga, favoreggiamento personale, tentata evasione, rivelazione del segreto d'ufficio e abbandono del posto di servizio.  Oltre agli arrestati, altre nove persone sono indagate. Tre di loro sono detenuti "di alta caratura criminale - si legge in una nota della polizia - trasferiti per ragioni di sicurezza presso strutture carcerarie fuori regione". Tra loro anche un esponente della Sacra Corona Unita, Salvatore Zonno.

LE ACCUSE AI POLIZIOTTI: "ERANO AL SERVIZIO DEI CLAN"

Gli arresti sono stati eseguiti da agenti della sezione di pg della polizia di Stato, in collaborazione con la polizia penitenziaria di Bari e Taranto nell'ambito dell'inchiesta denominata 'infidelis tutor' e coordinata dalla pm antimafia di Bari Desireé Digeronimo. I fatti contestati agli indagati si riferiscono agli anni 2008-2012. Le indagini sono state condotte attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali, video-sorveglianza in carcere, sequestri, acquisizioni documentali e, soprattutto, delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia.

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