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Cronaca Carrassi

Carrassi, le mani del clan sul mercato: "Imponeva ai venditori le forniture di buste e ghiaccio"

Quattro persone arrestate nella terza 'tranche' dell'indagine della polizia sul racket nel quartiere: gli arrestati avrebbero imposto ai venditori l'acquisto di prodotti a prezzo maggiorato, e di qualità inferiore. Gli investigatori: "Sistema consolidato, ma poche vittime hanno collaborato"

Buste, ghiaccio, scatole per confezionare i prodotti. Al mercato di Santa Scolastica, a Carrassi, era il clan ad imporre le forniture per i venditori. Prezzo maggiorato e qualità più bassa rispetto alla concorrenza, eppure nessuno dei 230 operatori poteva sottrarsi agli acquisti imposti dai Diomede. Un sistema rodato, 'ereditato' dal vecchio mercato di via Montegrappa, a cui tutti gli ambulanti erano sottoposti. 

Dopo l'operazione che ha fatto luce sul pizzo imposto ai commercianti nella zona di via Benedetto Croce, e quella sulle estorsioni a cantieri edili e imprenditori, gli investigatori della Squadra Mobile hanno chiuso la terza 'tranche' delle indagini che da fine 2015 stanno facendo luce sul fenomeno del racket al quartiere Carrassi. L'attenzione, questa volta, è puntata sul controllo esercitato dal clan Diomede all'interno del mercato rionale. E quanto emerge conferma  lo spaccato di un quartiere sottoposto ad un'attività di estorsione "sistematica e a tappeto", eppure subìta in silenzio dai commercianti "perchè così funziona", "per quieto vivere".

I NOMI DEGLI ARRESTATI

Le rapide indagini condotte dalla Squadra mobile di Bari, coordinate dal pm Roberto Rossi, hanno portato oggi all'esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip Francesco Agnino, nei confronti di quattro persone, tutte con precedenti e ritenute affiliate al clan Diomede, accusate di estorsione aggravata dal metodo mafioso. Tra gli arrestati, c'è ancora una volta il presunto capoclan Francesco Diomede, già coinvolto nelle due precedenti operazioni. Ma dall'attività investigativa emerge anche il ruolo centrale di un altro arrestato, il 35enne Giovanni Sedicina. E' lui, insieme a Diomede - ricostruisce la polizia - ad imporre l'acquisto dei materiali. E quando qualche operatore prova ad opporsi, non esita a violare i domiciliari (violazione che gli è contestata nell'ordinanza odierna) per farsi vedere di persona al mercato e 'sistemare' le cose. Uno degli episodi, risalente a giugno 2016, viene raccontato agli investigatori durante le audizioni di alcuni operatori mercatali convocati in Questura. Sedicina è da poco ai domiciliari, dopo l'arresto di febbraio. Al mercato, uno degli operatori costretti ad acquistare i prodotti imposti dal clan, chiede almeno che non vengano aumentati i prezzi (il costo di 10 chili buste, ricostruiscono gli investigatori, era di 10 euro, a fronte dei 7 euro di altri fornitori). Ma la richiesta è subito 'messa a tacere' da Sedicina in persona, che recandosi al mercato minaccia l'operatore che ha osato protestare. Un gesto che serve - dicono gli investigatori - per ripristinare il controllo, per far capire a tutti chi comanda nel mercato. Ma nella gran parte dei casi, gli uomini del clan non hanno bisogno di alzare la voce. Il sistema è consolidato, e bastano poche frasi per 'ripristinare' l'ordine. "Ce si fatt? Da ci si accattat l buste? Ce a ma fa?", dice Sedicina ad un operatore che per qualche tempo prova ad acquistare le buste da qualcun altro. E così, racconta la vittima agli investigatori, si torna a comprare dal clan, "per quieto vivere", per non avere problemi. Ogni giorno - ricostruisce la polizia - gli uomini del clan passavano tra le bancarelle, lasciando i pacchi di buste, per poi passare sistematicamente a ritirare 'il pizzo' dai commercianti.

Eppure, sottolinea il capo della Squadra Mobile, Luigi Rinella, nonostante il sistema di estorsioni fosse così "diffuso e palese", le indagini si sono scontrate ancora una volta con "un muro di omertà". "Pur a fronte di una mano tesa, e della proposta ad aderire al 'gruppo della legalità', qualcuno continua a preferire di stare nel mezzo, in un limbo", e di non denunciare. Su 18 operatori mercatali, convocati a campione dalla Questura per raccogliere elementi utili all'indagine, solo sette hanno deciso di raccontare le estorsioni subite. Le indagini si sono avvalse anche delle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, prima vicino al clan Diomede.

*Ultimo aggiornamento ore 14.10

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