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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Fatture per operazioni inesistenti e imposte evase, sequestro da 4,6 milioni a società barese

Il provvedimento eseguito dai finanzieri a carico di un'impresa operante nel settore del commercio metalli: la presunta frode fiscale sarebbe stata messa in atto tra il 2015 e il 2019

Beni del valore complessivo di 4,6 milioni, tra disponibilità finanziarie, quota societarie e immobili, sono stati sottoposti a sequestro preventivo dai finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Bari in esecuzione di un provvedimento del gip del tribunale di Bari, su richiesta della Procura.

Nel provvedimento è stata riconosciuta l’esistenza di un concreto quadro indiziario a carico del rappresentante legale di una società a responsabilità limitata con sede a Bari, operante nel settore del commercio all’ingrosso di articoli in ferro e altri metalli, in relazione alle ipotesi di reato di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti e dichiarazione infedele.

L'operazione odierna rappresenta l’epilogo di una verifica fiscale e delle correlate indagini di polizia giudiziaria delegate da questa Procura, nell’ambito delle quali le Fiamme gialle baresi avrebbero disvelato una presunta frode fiscale "consistente nell’utilizzo - nelle dichiarazione degli anni d’imposta dal 2015 al 2019 - di documenti per operazioni inesistenti emessi dalla medesima società a fronte di conferimenti di materiale ferroso da parte di soggetti privati". 

Nel corso delle indagini sarebbe emerso, infatti, "che i costi dichiarati - spiegano gli investigatori  - sarebbero riconducibili ad acquisti effettuati da soggetti che non hanno mai intrattenuto rapporti con la società, ovvero che li avrebbero intrattenuti, ma in annualità differenti da quelle riportate nelle pertinenti ricevute, oppure che il quantitativo dei conferimenti ivi indicato sarebbe stato nettamente inferiore rispetto a quello reale. A titolo esemplificativo, sono stati riscontrati casi in cui i conferimenti sarebbero stati operati da una persona deceduta antecedentemente alla data riportata nel documento contabile, da un soggetto ricoverato in un presidio ospedaliero e da un altro detenuto presso una casa di reclusione nel periodo dichiarato".

In particolare, secondo l’impostazione accusatoria accolta dal gip, sarebbe stata rilevata l’emissione "di oltre 3mila documenti fittizi attestanti acquisti per un valore complessivo di 2,4 milioni di euro circa, il cui utilizzo in dichiarazione avrebbe consentito all’impresa un’evasione d’imposta di oltre 650.000 euro, con la conseguente denuncia del rappresentante legale per il reato di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti". 

Alla luce della ritenuta inattendibilità complessiva della contabilità aziendale, "sono stati conseguentemente disconosciuti anche i costi riferiti alle operazioni di conferimento effettuate - negli anni d’imposta dal 2015 al 2017 - da altri soggetti privati per un valore complessivo di 15 milioni di euro, il cui utilizzo in dichiarazione avrebbe consentito all’impresa un’ulteriore evasione d’imposta di 4 milioni di euro, con la conseguente denuncia del rappresentante legale anche per il reato di dichiarazione infedele".

Di qui la richiesta di sequestro avanzata dalla Procura e accolta dal gip, che ha emesso il decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca diretta delle disponibilità liquide della società e, in subordine, “per equivalente” dei beni nella disponibilità del suo amministratore.

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