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Cronaca

Falso vino "Igp", scoperta frode tra Puglia e Veneto: due denunce

Tramite falsi documenti di accompagnamento, il vino arrivava dalla Puglia a due aziende trevigiane, dove veniva imbottigliato e venduto con l'Indicazione Geografica Protetta Pinot Grigio, anche se proveniva in realtà da varietà di uva bianca diverse

Veniva etichettato e venduto come "Igp Puglia Pinot Grigio", ma in realtà si trattava di vino prodotto da altre varietà di uva bianca, prive dell’Indicazione Geografica Protetta.

A scoprire la frode, messa in atto tra Puglia e Veneto, l’Ispettorato Repressione Frodi del Ministero delle Politiche Agricole (ICQRF) e la Guardia di Finanza di Treviso, che, su disposizione della Procura della Repubblica di Venezia, hanno sequestrato, bloccandone la vendita, oltre 130 mila litri di vino falsamente etichettato come IGP «Puglia» Pinot Grigio, in attesa di confezionamento, in parte privo di ogni giustificazione contabile. L’accusa per i due indagati, titolari di aziende vitivinicole della Marca Trevigiana, è di frode in commercio aggravata e falso in registri e documenti. Dodici le perquisizioni effettuate, in altrettante aziende pugliesi e venete.

OPERAZIONE "PINOCCHIO" - Secondo quanto accertato nell'ambito dell'indagine, denominata 'Pinocchio', il vino, proveniente da compiacenti cantine pugliesi, derivava in realtà da varietà di uva a bacca bianca diverse dal Pinot Grigio. Talvolta, la produzione di uva veniva dichiarata su vigneti inesistenti, come dimostrato dagli accertamenti documentali, dagli esami cartografici e da foto aeree e satellitari.

Nel sistema fraudolento un particolare ruolo era giocato da imprese “cartiere” pugliesi – anche direttamente riconducibili agli indagati – che emettevano falsa documentazione con lo scopo di fornire una copertura formale alla fittizia produzione di uve e di vino di ignota origine e provenienza.  Tramite artifizi e triangolazioni documentali, il vino – illecitamente etichettato come IGP «Puglia» Pinot Grigio – arrivava, quindi, ad un noto imbottigliatore veneto, pronto per il confezionamento e la distribuzione sul mercato nazionale ed estero. Sulla tavola giungeva così vino bianco di incerta origine e provenienza, traendo in inganno il consumatore, spesso allettato dall’etichettatura “IGP” che dava conto di una tutela particolarmente apprezzata.

La notevole mole di documentazione ed il materiale informatico sequestrati sono ora al vaglio dell’Autorità Giudiziaria e degli investigatori dell’Ispettorato Repressione Frodi e della Guardia di Finanza di Treviso, per valutare ulteriori profili di responsabilità anche di natura fiscale.

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