Fibronit, la Cassazione conferma la condanna per l'ex dirigente
Respinto il ricorso dell'ex amministratore delegato dello stabilimento: dovrà scontare una condanna a 5 mesi e 15 giorni per la morte di un operaio e di una donna residente nella zona inquinata dalla fabbrica
Condannato a cinque mesi e 15 giorni di reclusione per omicidio colposo: la Corte di Cassazione ha respinto ieri il ricorso presentato da Dino Stringa, ex amministratore delegato e legale rappresentante della Fibronit di Bari dall'aprile 1969 all'agosto 1981. L'ex dirigente è ritenuto responsabile della morte di un operaio (per altri due decessi era già scattata la prescrizione) e di una donna residente nella zona interessata dall'inquinamento provocato dalla fabbrica. Entrambi i decessi sono stati causati da mesotelioma pleurico, una patologia provocata dall'esposizioni alle polveri di amianto.
L’imprenditore dovrà inoltre risarcire i familiari di tutte le vittime “proprio per l’assenza di cautele nell’impiego dell’amianto che ha determinato la diffusione sul luogo di lavoro, ed anche all’esterno, delle relative polveri e la conseguente inalazione delle stesse da parte di quanti, lavoratori e non, ne sono venuti a contatto”.