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Cronaca

Estorsioni, 11 arresti nel clan Parisi. Sequestrati beni per 56 milioni

All'alba l'operazione del Nucleo di Polizia Tributaria della Fiamme Gialle coordinata dalla Dda. Tra gli arrestati anche il fratello del boss Savinuccio. Sigilli a beni per 56 milioni di euro

Undici persone arrestate (cinque in carcere e sei ai domiciliari) e beni sequestrati per un valore di oltre 56 milioni di euro. Nel mirino dell'operazione 'Clean Up', compiuta dai finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia, undici soggetti ritenuti appartenenti ad un sodalizio criminale dedito in particolare alle estorsioni ai danni di imprenditori edili e del settore lattiero-caseario. A capo del gruppo, secondo gli investigatori, Michele Parisi, fratello del boss di Japigia, 'Savinuccio'.

LE INDAGINI - Le misure cautelari disposte dal gip Francesco Pellecchia, su richiesta del pm della Dda Roberto Rossi, traggono origine dalle indagini condotte tra il 2013 e il 2014 e partite dalle dichiarazioni rese da un imprenditore del barese, il cui nome figura tra i 28 indagati dell'inchiesta. Le indagini, infatti, avrebbero anche rivelato come, in alcuni casi, gli imprenditori taglieggiati si trasformassero a loro volta in 'aguzzini' di altri imprenditori. Dall'inchiesta è emerso come Michele Parisi, insieme a suo fratello Nicola ed altri indagati, costringesse numerosi imprenditori, operanti nelle zone di influenza del clan, a corrispondere somme di denaro - 'riscosse' periodicamente e stabilite in base ai ricavi dell’attività imprenditoriale - o ad assumere, con le mansioni di “guardiano”, persone legate direttamente o indirettamente al clan stesso.

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IL MECCANISMO DELLA "PROTEZIONE" - Inoltre, dalle indagini sarebbe emerso un vero e proprio rapporto di scambio di benefici tra l’imprenditore e Michele Parisi: a fronte della “protezione” del pregiudicato barese venivano dati in cambio vantaggi economici. L’imprenditore spesso si sarebbe avvalso della forza intimidatrice di Michele Parisi, quale appartenente al noto clan, per risolvere questioni di carattere personale ed imprenditoriale. Ad esempio, in un caso, un imprenditore del settore caseario avrebbe utilizzato la forza intimidatrice e il 'nome' di Michele Parisi per imporre ad altre aziende concorrenti l'obbligo di praticare prezzi più alti rispetto ai propri, minando così, sottolineano gli investigatori, "le più elementari regole della concorrenza e del mercato". Ancora, Michele Parisi era stato fittiziamente assunto alle dipendenze del caseificio di proprietà dell’imprenditore, al fine di dare apparente legittimità al denaro che gli veniva periodicamente versato e consentendogli anche di ricevere, indebitamente dall’INPS, anche una indennità di disoccupazione.

LE ALTRE ATTIVITA' DEL GRUPPO - Nel corso delle indagini sarebbero state documentate anche le altre attività criminali del gruppo, come l’organizzazione di rapine a mano armata non consumate solo a causa di circostanze impreviste. "Episodi di violenza quindi non realizzatisi in concreto ma sintomatici - sostengono gli investigatori - come peraltro rilevato dal sequestro di una Beretta calibro 9 nei confronti di un soggetto colto in flagranza di reato, al quale lo stesso Michele Parisi aveva da poco venduto l’arma". A ciò si aggiungerebbero anche una serie di episodi legati allo spaccio di sostanze stupefacenti. 

IL MAXI SEQUESTRO DI BENI - Nel corso delle indagini, i finanzieri hanno rilevato anche  una notevole sproporzione tra le disponibilità economiche degli indagati e la capacità economica effettivamente ed ufficialmente dichiarata. Unitamente all’ordinanza di custodia cautelare, i Finanzieri hanno infatti notificato  agli indagati decreti di sequestro patrimoniale, disposti in via d’urgenza dal Pubblico Ministero inquirente, sottoponendo a vincolo cautelare quote sociali relative a 5 società, 2 compendi aziendali, 11 autovetture, 3 motoveicoli, 27 immobili (14 fabbricati e 13 terreni) per un valore complessivo di oltre 56 Milioni di Euro.

*Ultimo agggiornamento ore 12.45
 

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