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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

I complici dei furti invitati "a mangiare" le auto: ecco il codice della banda che agiva fra Bari, Brindisi e Taranto

I carabinieri di Bari hanno arrestato, stamattina, 10 persone per i reati di associazione a delinquere, rapina, furto aggravato, ricettazione, danneggiamento e riciclaggio di autovetture e pezzi di ricambio

Il gruppo sceglieva accuratamente gli obiettivi e, per ogni furto commesso nelle province di Bari, Brindisi e Taranto, assemblava rapidamente delle squadre di attacco pronte a rubare in pochi minuti i mezzi. Con l'ausilio di sofisticati strumenti tecnologici eludevano i sistemi di antifurto satellitare, risuscendo a schermatre anche il segnale dei Gps installati sulle auto. Dalle prime luci dell’alba, i Carabinieri del Comando Provinciale di Bari, coadiuvati dai militari dei Comandi Provinciali di Brindisi, Foggia e dalle unità cinofile del Nucleo di Modugno, hanno dato esecuzione a un’ordinanza applicativa di misure cautelari nei confronti di 10  indagati per i reati di associazione a delinquere, rapina, furto aggravato, ricettazione, danneggiamento e riciclaggio di autovetture e pezzi di ricambio. Ai 9 arrestati in un primo momento si è agigunta successivamente una decima persona, collocata ai domiciliari.

Il provvedimento eseguito dai militari è stato emesso dal gip del Tribunale di Bari, su richiesta della Procura locale. L’operazione di oggi costituisce il culmine dell'indagine, avviata nel giugno 2020 e proseguita fino al gennaio 2021, che riguarda oltre 30 episodi di furto perpetrati nelle province di Bari, Brindisi e Taranto, dal febbraio 2020 al gennaio 2021. Dopo essere state rubate, le auto sarebbero state nascoste in località rurali, dove sarebbero state effettuate le operazioni di smontaggio dei pezzi, rivenduti poi come ricambi nel mercato illecito.

Secondo l’impostazione accusatoria accolta dal gip, l’associazione criminale costituita da 8 dei 9 indagati, sarebbe stata organizzata da un monopolitano di 24 anni e da un 42enne fasanese: i 2 indagati, avvalendosi della collaborazione dei compartecipi nonché di altre figure esterne (tra cui un venditore foggiano di arnesi da scasso e dispositivi elettronici all’avanguardia), avrebbero messo a segno 37 furti di auto, seminando il terrore nei residenti dell’agro barese, brindisino e tarantino.

Le articolate indagini, condotte dai militari del Nucleo Operativo della Compagnia di Bari Centro, si sono sviluppate principalmente attraverso intercettazioni telefoniche, monitoraggio dei tracciati Gps dei mezzi rubati e analisi dei sistemi di videosorveglianza pubblici e privati. 

In particolare, dalle conversazioni telefoniche tra i soggetti coinvolti, gli investigatori sono stati in grado di ricostruire l’organizzazione del sodalizio, composta anche da 2 donne, che adottava un linguaggio criptico convenzionale nella pianificazione ed esecuzione dei furti. Le comunicazioni 'in codice', pianificate nel tentativo di eludere le intercettazioni, sono state però decrittate dagli investigatori che hanno potuto realizzare una legenda delle espressioni più utilizzate. La ricerca di correi per organizzare un furto si traduceva in inviti ad "andare a mangiare”, accettati in base alla disponibilità di attrezzatura da scasso, il dispositivo elettronico necessario ad avviare forzatamente le vetture veniva denominato “il coso”, “le chiavi” oppure “quello piccolo”, l’auto di staffetta messa a disposizione per raggiungere l’obiettivo e scortare il veicolo rubato nel luogo di occultamento invece veniva denominata “la ragazza”.

Il gruppo avrebbe diviso i profitti illeciti e investito risorse nell’attività criminosa procurandosi, da esperti del settore, arnesi da scasso e dispositivi elettronici in base alla tipologia di vetture scelte quali obiettivo. Nell'attività avrebbero inoltre stoccato, confezionato e distribuito i pezzi di ricambio, avvalendosi di un corriere professionista e connivente. L'associazione avrebbe anche  la mutua assistenza ai consociati tratti in arresto ed alle loro famiglie. In particolare, a riprova del forte vincolo associativo criminale, i consociati avrebbero quale punto di riferimento, per le strategie difensive, sempre lo stesso avvocato, a cui i capi dell’associazione si riferivano per l’assistenza legale in favore dei sodali.

Non sono mancati episodi singolari quali, ad esempio, 2 vicende dell’agosto 2020 in cui gli indagati, opportunamente interessati, hanno deciso di restituire i mezzi appena asportati. Nel primo, una donna, appena derubata a Pezze di Greco (in provincia di Brindisi) della propria autovettura, dopo aver correttamente denunciato il furto presso la Stazione Carabinieri di Fasano, decise invece di rivolgersi ad un intermediario per tornarne in possesso. Le attività di intercettazione hanno permesso di ricostruire le interlocuzioni tra quest’ultimo, noto pregiudicato del brindisino, e uno dei sodali, ritenuto il referente di zona per i furti di auto e che si sarebbe prodigato per far rinvenire, come poi accaduto 3 giorni dopo, il mezzo riportante comunque evidenti danneggiamenti. Infatti, dalle telefonate, l’indagato avrebbe riferito all’interlocutore di aver ordinato all’autore del furto di “buttare” il mezzo, ossia lasciarlo in un posto utile al suo ritrovamento, informandone nel contempo un parente della vittima di furto e senza pretendere nulla in cambio.

Nel secondo, invece, a seguito della denuncia di furto di una autovettura sporta sempre presso la Stazione dei Carabinieri di Pezze di Greco, si sarebbero registrate diverse comunicazioni tra indagati impegnati nelle fasi di occultamento del mezzo. Nella stessa giornata, avrebbero in seguito abbandonato il veicolo in una località del comune di Locorotondo (nel Barese), dove è stato poi rinvenuto dai Carabinieri. Dalle telefonate emergerebbe come il gesto sia stato motivato dall’avvenuta percezione dell’identità della vittima del furto, vicina agli ambienti criminali e da “non toccare”, per cui uno dei referenti dell’associazione si sarebbe preoccupato di avere l’aiuto di un “intermediario” per sistemare le cose ed evitare ritorsioni per l’autore del reato.

L’attività d'indagine dei Carabinieri ha consentito, inoltre, di rinvenire 20 veicoli rubati, restituiti ai legittimi proprietari, oltre 300 parti di veicoli, 8 motori di auto e numerosi arnesi da scasso. Due persone sono state arrestate in flagranza di reato, 10 sono state deferite in stato di libertà.

Il provvedimento del gip  del Tribunale di Bari prevede che dei 9 indagati, alcuni dei quali già noti alle forze dell’ordine, 5 siano condotti in carcere e 4 agli arresti domiciliari.

(aggiornato alle 18.43)

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